giovedì 26 marzo 2009

A voce alta.. abbassiamo i decibel



The Reader - con Kate Winslet (premio oscar 2009) e Ralph Fiennes

Forse se la protagonista di questo film si fosse imbattuta nel mitico Maestro della trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi” che tanto si prodigò per alfabetizzare l’italietta o gli italiani degli anni 60, si sarebbe “sparagnata”tanti guai e forse non avrebbe più fatto questo film e anche gli spettatori avrebbero potuto non vederlo.

Ma non è andata così e fin dall’inizio della pellicola dobbiamo affrontare la questione dell’iniziazione sessuale di un ragazzo da parte di una donna adulta, ancora giovane e bella, nella Berlino di fine anni 50.

Tra giochi sessuali e amplessi passionali, il ragazzino sembra sempre più affascinato, soddisfatto e legato alla donna che si mostra dura e possessiva ed abbastanza disturbatella. Dopo circa un quarto d’ora lo spettatore si comincia a chiedere se il film evolverà con una pennellata di Tinto Brass o succederà qualcosa?

Ed eccolo accontentato è in arrivo la lettura: latino, greco, poesie e racconti recitati a voce alta si alternano alle pulsioni amorose e confinano i due protagonisti in un loro spazio, in una relazione a parte, che non induce nello spettatore alcuna tensione emotiva. Parentesi chiusa.

Si sa che i rapporti disturbati e squilibrati non possano durare a lungo. Finalmente il colpo di scena (per chi non ha letto prima la trama) e la storia repentinamente prende un'altra direzione. I due protagonisti si rincontrano dopo qualche anno in un aula giudiziaria: la donna imputata di aver fatto parte delle S.S. e di aver procurato la morte di molte persone, il ragazzo un po’ cresciuto che studia per diventare procuratore o avvocato

Lo spettatore è allora investito dalla spinose questioni: quanta colpa si può attribuire ad una persona ignorante che per eseguire gli ordini si è macchiata di crimini orrendi ma non sembra accorgersene e si vergogna terribilmente di essere analfabeta?

Cosa ci vuole dire la protagonista- imputata con quell’aria spaesata di chi non sembra comprendere quale sia stata la proprio responsabilità avendo compiuto solo il proprio dovere ineluttabile di esecuzione degli ordini? Perché si vergogna così tanto di non saper leggere ne scrivere?

Ma a cosa serve la lettura dei libri? A farci migliori? Per la protagonista sembra essere piuttosto un sicuro conforto e trastullo. Trascorre le giornate in galera come fosse Alice nel paese delle meraviglie, in un ordine confinato dove finalmente, in quiete, impara a leggere e scrivere ascoltando attraverso un registratore i romanzi dei grandi scrittori raccontati a voce alta dal protagonista, ormai divenuto adulto.
Né memoria ne rimorsi sembrano affiorarle alla coscienza.

E lo spettatore? Distante e annoiato, osserva senza partecipazione lo svolgersi di drammi che non riescono ad essere drammatici. E quasi per contrasto il pensiero va alle molte donne e uomini che si sono sottratti, ribellati, esiliati per non rendersi responsabili dei massacri del nazismo.

Uomini e donne che non sapevano leggere e scrivere ma avevano provato disgusto a vedere la violenza prepotente e selvaggia contro i propri simili, uomini e donne che a distanza di anni, sono ancora segnati dal degrado umano.

All’uscita, si ha la sensazione di essere stati avvolti da tanto fumo e niente arrosto e tra le varie forzature della trama ci si chiede infine: Ma perché nel carcere berlinese davano alla protagonista tedesca che voleva imparare a leggere ed a scrivere libri in lingua inglese?

(Elle Erre)