martedì 28 aprile 2009

Rugantino

AL TEATRO CRISTAL DI PALERMO DAL 14 AL 17 MAGGIO 2009


Correva l'anno 1830, primo del breve pontificato di Pio VIII, e Rugantino incastrato alla berlina, proprio davanti all'osteria di Mastro Titta, boia di Roma, per la prima volta incontra Rosetta, bellissima popolana romana sposata a Gnecco er matriciano.

Prima per scommessa poi per affetto, Rugantino viene travolto dall’amore per la bellissima Rosetta.
Per motivi politici, il marito di Rosetta Gnecco, viene pugnalato proprio davanti casa sua nel bel mezzo della festa di carnevale, mentre tenta in contumacia di tornare dall’esilio impostogli dal Conte Paritelli per l’assassinio non comandato del farmacista liberale “Corsetti”.


Quella stessa sera di Carnevale, Rugantino va in giro per Roma e casualmente trova la compagnia di Donna Marta Paritelli che per il carnevale si è travestita da popolana desiderosa com’è di passare una serata eccitante con un semplice plebeo. I due girando per i vicoli bui e per piazza Trastevere si accorgono di Gnecco riverso per terra morto.

Donna Marta presa da terrore scappa urlando “Qualcuno ha fatto Gnecco”. Di fronte al fatto compiuto, il “Burlone” non si lascia scappare l’occasione per tessere una ennesima sua bravata.
Per apparire uomo “duro e screpante” agli occhi dell’amata, affacciatasi al balcone per via delle urla di Donna Marta Paritelli, Rugantino, riesce a far credere a Rosetta di averle ucciso il marito per liberarla finalmente dall’incubo di quell’uomo duro e collerico buono a nulla. Per un nefasto gioco del destino però, da quella stessa piazza passa una ronda di guardie che trova Rugantino ancora con il coltello in mano poco prima sfilato dal corpo esamine di Gnecco.

I Gendarmi, certi di avere fra le mani l’assassino di Gnecco, inseguono il fuggiasco fin sul sagrato della chiesa dove però lo stesso, con l’aiuto degli amici riesce a scappare.Quell’ultima bravata intanto ha segnato la vita di Rugantino, che viene formalmente accusato del delitto di Gnecco dallo stesso Cardinale Severini, arrestato, giudicato dal tribunale ecclesiastico e infine ghigliottinato dallo stesso “Mastro Titta”, amico di sempre, proprio nella stessa piazza dove “Ruga” da bambino, spensierato, giocava a far la “cianchetta” (Lo sgambetto) ai malcapitati passanti.

venerdì 10 aprile 2009

la Vucciria al cinema Lubisch. Un palermitano non può non vederlo


Pippo Basile, che da cinquant’anni prepara “pani c’a meusa”, Claudio Di Giovanni, che di giorno vende il polpo bollito in piazza e la sera fa l’animatore in discoteca, sono due dei protagonisti di “Vucciria”, del regista tedesco Markus Lenz.

Il documentario, girato per le strade e tra la gente del famoso mercato palermitano, è attualmente in programma al cinema Lubitsch di Palermo, nell’ambito del decennale di vita della sala di via Guido Rossa a Bonagia.

Prodotto dal Goethe-Institut Palermo, “Vucciria” presenta, attraverso le voci di chi ancora ci vive e lavora, la storia e la situazione attuale di uno dei quartieri più antichi del capoluogo siciliano. Un luogo che ha perso le voci, i colori, il fermento di un tempo (documentati nel presenta, attraverso le voci di chi ancora ci vive e lavora, la storia e la situazione attuale di uno dei quartieri più antichi del capoluogo siciliano.

Un luogo che ha perso le voci, i colori, il fermento di un tempo (documentati nel film dal famoso quadro di Guttuso e dalle vecchie foto dei protagonisti), per diventare negli anni un triste esempio di degrado edilizio, igienico e sociale. Case, ormai pericolanti e abbandonate, i rifiuti ammassati nei vicoli deserti, dimenticati dall’amministrazione comunale.

E tuttavia la Vucciria continua a parlare: ricorda quando la gente, proveniente persino dalle zone più lontane della città, si accalcava davanti alle bancarelle per acquistare i prodotti freschi. Parla degli anni del boom edilizio e del sacco di Palermo, quando il quartiere fu svuotato e i suoi abitanti trasferiti in periferia. Parla delle responsabilità e delle irresponsabilità che hanno prodotto il degrado.

La Vucciria che ci appare attraverso l’occhio di Markus Lenz è tutt’altro che immobile e cristallizzata. Attraverso le voci di chi la vive, diviene un riflesso di tutti quei processi di cambiamento che continuano ad interessare l’intera città, di cui essa rimane il cuore, ferito sì, ma ancora flebilmente pulsante.

Con la produzione del film di Lenz, il Goethe-Institut Palermo diretto da Heidi Sciacchitano testimonia ancora una volta la propria forte vocazione cinematografica e l’attenzione al tema della città. “Vucciria” rientra nel progetto triennale del Goethe-Institut Omniapolis, dove la città come simbolo e luogo di mutamenti epocali è il filo conduttore di numerose iniziative, occasioni di dibattito e confronto sulle forme del vivere presente e sulle prospettive della convivenza futura. Scopo del progetto è quello di capire quali siano le forme espressive che le città concedono ai propri cittadini, dando voce a coloro che attraverso diverse forme e tecniche artistiche riconquistano gli spazi (e i non-spazi) pubblici, da tempo ormai scomparsi.

A parte la serata di presentazione ch eha visto il conema traboccare di spettatori, il gilm è stato poi dimenticato o ignorato dai palermitani e dai media locali. Noi della Trazzera lo abbiamo visto e ne siamo rimasti incantati. UN VERO PALERMITANO NON PUO' NON VEDERLO

martedì 7 aprile 2009

Il siciliano secondo Nonciclopedia


La lingua parlata in Sicilia è l'ostrogoto isolano. Comunemente chiamato siciliano è una lingua incomprensibile a quasi tutto il resto d'Italia: solo qualche napoletano e pochi esponenti del Mato Grosso svervegio riescono a capire.


Seppure contenga diversi milioni di vocaboli, diversi da quelli italiani, per articolare un discorso in siciliano è sufficiente saper usare semplicemente le parole minchia, sticchiu/pacchiu e spacchiu. Con queste tre parole è possibile formare il 97% dei periodi verbali d'uso comune in Sicilia.

Qualche famoso linguista, leccando bene la sarda, insiste nel dire che anche in sicilia si parli l'Italiano. L'italiano regionale di Sicilia, ammesso che davvero esista, si contraddistingue per le seguenti sgrammaticature.

I Siciliani (ed un po anche i Calabresi) intercalano spesso con "miiiì", come se fosse un rito abbreviato. Di fatto lo è considerando che la parola miiiì è il troncamento di un'altra parola volgare: "miiiìnkia". Molti ormai sono abituati a pronunciarla tronca perché sembra meno scurrile, anche se si sa non è così. E.g.

- Miiinkia, non ci posso credere !
- Miii, non ci posso credere
Si nota la differenza di formalità tra le due frasi.

Attenzione, la lettura del seguente elenco potrebbe portare vomito convulso ed odio incontrollato nei confronti della grammatica:

- a un siciliano fa male la mola e non il molare...
- tutti gli italiani si asciugano i capelli con il phon, un siciliano usa il fono.
- mentre un siciliano esce da casa dice a sua madre sto tornando! o sto venendo!
- un siciliano esce i soldi e non tira fuori i soldi...
- ci sono una poco di cose da fare...
- se la fida a fare qualcosa, non riesce a fare qualcosa
- si siddia a fare qualcosa, non si secca a fare qualcosa
- gentilmente invita qualcuno a buttare sangue dal cuore...
- suonando al portone di un amico, il siciliano dice macheffà, sceendi?
- quando guida sta attento alle scaffe. Le buche in Sicilia non esistono.
- dopo pranzo, scotòla la tovaglia.
- quando toglie le scarpe si mette le tappine... e se vuole dirlo in italiano stretto dice le pianelle.
- se l'è squarata o s'ha squarau!.
- vedendo un amico un po' sovrappeso lo apostrofa: ta futti 'a spisa! (te la mangi la spesa)...
- conosce il significato della parola agghiacciare.
- ringrazia l'automobilista che si è fermato mentre attraversava sulle strisce pedonali. (e che c'entra con la lingua?)
- si domanda se ha preso tuttecose.
- i suoi vicini buttano voci.
- per dire che si è esposto alle correnti d'aria e si è preso un brutto raffreddore, dice: M'AMMAZZAIU!
- Minchia Di Mare non è un pesce...
- scusi un taBBBacchino?
- per un siciliano tutti gli asiatici sono cinisi, forsi giappunisi.
- e tutti gli uomini di colore sono tucchi.
- La megghiu parola è chidda cà nun si dici...
- Pruvulazzo non è un formaggio.
- sa cos'è uno sfincione.
- come intercalare usa miiiinchia 'mpare!!!!
- per un siciliano tutti gli africani sono marocchini
- un siciliano "esce la macchina" e "piscia il cane"...

(dal sito nonciclopedia)