lunedì 27 dicembre 2010

I pipi ‘ammuttunati

I pipi ammuttunati, su troppu belli di manciari, ma cchiananu e scinnunu comu u mastru i l’acqua.

A tempi antichi, verso i primi del novecento, nelle campagne del comprensorio Monrealese, c’era una vera e propria guerra dell’acqua irrigua, gli anziani raccontano che u Menzagnu (Belmonte Mezzagno) si vulia futtiri l’acqua di Murriali e du Parcu, tra fatti e fattacci ci appizzò i pinni Don Gaetano Millunzi u parrinu chi dicia Missa a Cersa (Real Celsi, una contrada monrealese che confina con Altofonte), unni avìa puru na casuzza, stu parrineddu quando predicava diceva che finché lui fosse stato in vita nessuno si sarebbe permesso d’arrubbari l’acqua, ma nel 1920 perì per mano mafiosa. Fonti ufficiali attribuisco la sua morte ad altre motivazioni.

Poi, finalmente l’acqua fu consorziata e da qui nacque la figura du guardianu i' l’acqua, un uomo preposto a gestire “l’acqua da vicenna”, e a controllare che nessuno rubasse l’acqua e per tanto, ancora oggi, acchiana e scinni sempri per controllare che tutto sia a posto.

Ecco perché si dice che una cosa indigesta acchiana e scinni comu u mastru i l’acqua, e i peperoni ammuttunati, un sulu acchiananu, scinnunu, ogni tantu abballanu, puru a tarantella ,nta vucca di l’arma.

I peperoni ripieni tradizionali si fanno con il ragù di carne ma io li faccio come mi ha insegnato la Nonna e cioè vegetariani, ma non per questo meno indigesti, anzi!

Peperoni ripieni per 4 persone

4 peperoni di media grandezza

4 patate

2 melanzane nustrali

Per il picpac:

4 cipolle

I kg di pomodori

Pangrattato fresco

Caciocavallo tenero a pezzetti

Caciocavallo stagionato grattugiato

Abbondante basilico

Olio di oliva q.b.

Preparazione:

portarsi avanti con il picpac e quindi, affettare la cipolla farla appassire nell’olio e aggiungere il pomodoro spellato e tagliato a pezzetti salare pepare e far cuore abbondantemente.

Ridurre le patate e le melanzane in una dadolata molto piccola, friggerle separatamente, prima le patate e poi nello stesso olio le melanzane, metterle a scolare in tanta carta assorbente.

In una ciotola, mettere il caciocavallo tenero tagliato a pezzetti, quello grattugiato, il pangrattato, le patate e le melanzane fritte in precedenza, il basilico tritato e amalgamare il tutto aggiungendo due o tre cucchiai di picpac.

Pulire i peperoni e riempirli con la composta che abbiamo preparato, dopodiché soffriggerli delicatamente e adagiarli su una pirofila da forno ricoprirli con il restante picpac e mettere in forno preriscaldato, 200 gradi circa per una ventina di minuti.

Qualche mese fa li ho preparati a casa di mia sorella, chidda di dda ffora, un caro amico piemontese doc l’indomani ringraziava per la cena e a proposito del peperone avanzato riferiva testuali parole:

mi raccomando a quel peperone che è avanzato ieri sera, visto che hai fatto la gnorri e lo hai ammucciato nel frigorifero, ora trattalo bene e bada che non vada sprecato”!

Antonella Gullo

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martedì 7 dicembre 2010

Il Marocco in due x due (5° giorno)

martedì 12 agosto 1997
Meknes - Volubilis - hotel du lac

Sono le 23,30 e siamo sdraiati , finiti (ma fieri di noi) sui letti di un modesto albergo, l'Hotel Du Lac. Vicino la città di Afourer. Lo abbiamo conquistato dopo 6 ore di macchina. La zona offre panorami incantevoli. Almeno lo immaginiamo, visto che abbiamo viaggiato col favore delle tenebre. Gli abitanti del posto mostrano di possedere una intelligenza al di sopra della media marocchina. Anche gli analfabeti sanno indicarti la strada e non confondono la destra con la sinistra.


Questa mattina abbiamo fatto il giro di Meknes con una guida di nome Benedetto

La prima cosa che ci comunica è che nel venire all'appuntamento è scoppato per terra con il motorino procurandosi dolorose escoriazioni. Anche il motore è mezzo distrutto . Inizia il giro. Le cose da vedere sono poche, ma interessanti: il Palazzo Reale con il suo lago, le Scuderie per 12 mila cavalli, la Medersa ed il Mausoleo di Moulay Idriss. Come tutte le guide, anche Ben ci obbliga ad effettuare tappe presso i negozi per acquistare qualcosa su cui lucrare una tangente.


Noi non compriamo neanche un chiodo e lui diventa triste tanto da impietosirci. Alla fine gli daremo il doppio del pattuito: 200 dhiram anziché 100. Lui ci ringrazia, ci racconta un po' di disgrazie della sua famiglia e ci comunica che la sua caduta col motore è stata voluta da Allah per punirlo di una cattiva intenzione : non voleva venire al nostro appuntamento avendo intuito che eravamo turisti taccagni. Pippo gli dice che non deve fare più questi pensieri e che quella caduta è stata solo un avvertimento. La prossima volta Allah sarà più severo. Ben si tocca le palle e ci saluta.


Alle 12 in punto il giro è bello e finito. Elio fa la solita telefonata di lavoro , poi cerchiamo di raggiungere Volubilis, il più importante sito archeologico del Marocco.

La strada non è ben indicata. Per due sigarette un ciclista ci fornisce la corretta informazione. Siamo a Volubilis.


Il caldo è pazzesco , ma Elio , che possiede una cultura più umanistica di Pippo, piscia sulle rovine. Alla casa di Orfeo incontriamo Miguel e i suoi genitori . Miguel vuole lasciare la sua famiglia e cerca di allontanarsi dalla mamma che lo chiama continuamente per mostrargli ora questo ora quello. Seguiamo la tragedia di Miguel che ha 15-16 anni e molta voglia di libertà. Lo ritroviamo a fare l'uomo di Leonardo sotto l'arco di trionfo.


Uscendo dal sito un 40enne dialoga con Pippo . Gli dice che nell' 86 , quando era piccolo (!?), ha partecipato, come comparsa, alle riprese di Gesù di Nazaret di Zeffirelli, ma siccome lui era robusto, Zeffirelli gli faceva fare lavori pesanti e poi se lo faceva.


Andiamo a Moulay Idriss, un bianco paesino aggrappato alla montagna dove sgozzano gli infedeli. E' l'occasione per vivacizzare l'estate alle nostre famiglie che potranno venire qui in Marocco a spese del ministero degli esteri per il riconoscimento delle due salme. Ma invece di tagliarci la gola, i musulmani di Mulay Idriss preferiscono venderci il tè alla menta per 10 Dhiram


Sono ancora le 16,30. Il tragitto si rivela faticoso. Arriviamo a Beni Mellah che ci fa un po' schifo e nonostante l'ora tarda, decidiamo di andare avanti fino a raggiungere l'hotel du lac situato in un incantevole posto secondo la nostra ingannevole guida. Ci fidiamo e proseguiamo. E' già buio, non ci sono cartelli e così lisciamo 3 o 4 volte il bivio.


Finalmente un abitante di Afourer si infila in macchina aizzato dagli amici felici di disfarsene. Il clandestino è analfabeta , ma aiutandosi con i gesti e con suoni gutturali riesce a farci trovare la strada. Si fotte tre sigarette e noi lo lasciamo 3 chilometri lontano da casa sua.


Ad Afourer ceniamo (pollo e chorba), telefoniamo a casa a poi all'hotel du lac per riservare una stanza.Notiamo che qui sono tutti intelligenti. Anche il teleboutiquiere è molto sveglio riesce perfino a trovare il numero di telefono dell'hotel sull'elenco telefonico.


Siamo sorprendentemente circondati da superdotati mentali. Per la prima volta dal nostro arrivo in Marocco, ci sentiamo inferiori ai marocchini. Condizionati da questa inferiorità, non riusciamo a vedere neanche l'albergo pur passandovi davanti.


Arriviamo così, dopo 50 metri , alla fine della strada ai piedi di una diga dove due reclute rincoglionite dicono di non avere mai sentito parlare di questo albergo. Poi ci indicano due direzioni diverse, una a destra l'altra a sinistra. Entrambe impraticabili perché da lì parte una sola strada che va dritto. Riacquistiamo fiducia nelle nostre capacità mentali, ci sentiamo di nuovo superiori agli indigeni e in pochi secondi troviamo l'albergo.

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venerdì 3 dicembre 2010

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martedì 30 novembre 2010

Il Marocco in due x due (4° giorno)

lunedì 11 agosto 1997 - Taza - Meknes

Siamo appena entrati nella provincia di Taza dopo aver bevuto una taza di caffè in un bar pieno di mosche . Sulla sinistra costeggiamo un immenso lago con acqua chiara . Sulle rive si notano anche delle tende. O sono berberi , o sono bagnanti, berberi.

Abbiamo appreso nei giorni scorsi, da fonti assolutamente inattendibili, che in Marocco non esiste la scuola dell'obbligo.

Attraversiamo zone coltivate intensamente ad olivo . Gli alberi sono belli, sani e allineati. Ai bordi della strada pile immense di meloni, angurie e cipolle . Ma chi se li deve comprare? Tutte!?

A 38 chilometri da Taza passiamo davanti ad una villetta isolata -"Sarà la villa del dentista di Meknes" - suppone Pippo.

Mancano 29 chilometri alla meta e ci imbattiamo in una zona commerciale con negozi di ceramiche . Elio vorrebbe qui comprare - "le famose Tazze di Taza" -

Poi, la vista dell'insegna " Hotel Milano" lo distrae. Non lo si può più trattenere anche perché in quel momento siamo superati da un fuoristrada targato Bergamo. Un mix micidiale di richiami ancestrali che gli fa urlare in perfetto slang bergamasco: "Sotchmer" che vuol dire suca.

(trascorre il giorno)

Meknes ore 23,00

E' stata una delle più belle gite della nostra vita; questo è il parere unanime. Due su due!L
e strade, i posti attraversati e la grotta del Friouato resteranno scolpiti nella nostra memoria.

Giunti a Taza abbiamo fatto la spesa-pic nic al souq dove , la cosa più difficile, è stata trovare i limoni freschi e crudi. Si, perchè qui li vendono cotti e conservati sott'olio come le melanzane. Finchè non li proviamo non possiamo però dire “che fanno schifo!

Poi , carichi di inutili vivande, ci siamo inerpicati per una tortuosa salita lungo i tornanti della quale bambini bellissimi , spuntati dal nulla in questo panorama desertico, vendevano fichi, erbe e collane di mandorle che Elio comprava per ornamento e Pippo se le mangiava.

Salendo, la vegetazione si faceva più fitta,. Le querce diventavano bosco e i poliziotti diventavano guardie forestali. Ad un bivio due di loro ci hanno fermato per darci il benvenuto nella riserva forestale. Ci fanno sapere che lì vicino in inverno si va pure a sciare. Difficile da credere oggi con una temperatura prossima ai 40°. Insomma , poiché la descrizione della bellezza del posto non è facile ed è pure tardi, andiamo direttamente alla grotta.

Siamo all'ingresso della grotta. In una casupola in mezzo ad un querceto c'è un tipo magro magro che sarebbe il custode (?). L'ingresso costa solo 600 lire. Poverini, pensiamo noi, un posto così bello ad un prezzo così da fame. Ci si intenerisce il cuore. Ma il tranello è dietro l'angolo : il magrissimo ci dice che dentro la grotta c'è buio pesto ed allora ci costringe a comprare una piccola torcia elettrica (cadauno) per 18.000 lire. Sempre cadauno.

Non solo, il poverello ci terrorizza dicendo che il tragitto è complicato e pieno di insidie; è quindi indispensabile assumere una guida locale, che ci costa altre 18.000 lire . Solo a questo punto diventiamo duri. Quando è troppo è troppo! E cominciamo a mercanteggiare sul prezzo della guida irridendo al fatto che l'incaricato ha solo otto anni e che per questo non ci alcun affidamento. Otteniamo così lo sconto del 50%, ma il rischio è che entriamo nel pericoloso tunnel nelle mani di un ragazzotto di otto anni ripetutamente sfottuto. Siamo seriamente in pericolo.

Scendiamo.

La scala è ripidissima , man mano che si scende la temperatura si abbassa fino a farci sentire freddo . Dopo 200-300 gradini arriviamo al fondo di una vastissima grotta con un buco di luce in sommità. Ci aspettiamo che da un momento all'altro ci piombi in testa Patrick de Gayardon! (Quello che si buttava dall'aereo con il paracadue nei buchi della terra e che sarebbe morto sfracellato di lì a poco.- ndr 2010)

Mohammed (la guida ottenne) fischietta leggiadro. Noi, invece, procediamo goffamente e ci riempiamo di fango. Dalla testa ai piedi.

Ora si deve attraversare un cunicolo strettissimo. Secondo noi ci passa solo un piede . Il buio è fittissimo. Mohammed mette in atto ogni strategia per terrorizzarci. Comincia infatti a raccontarci di tragedie accadute in quella grotta . L'ultima risale a 17 anni fa. Sono morti dei belgi. E ci mostra il cumulo di pietre che dovrebbe nasconderne i cadaveri. Che per motivi oscuri sono stati lasciati lì. Forse perchè erano belgi.

Poi parla di pipistrelli voraci e malati. Nel frattempo siamo a trecento metri sotto il suolo, stanchi, insudiciati e con le ginocchia che ci dolgono. Il percorso è pure lipposo ed è pieno di spuntoni rocciosi invisibili nelle tenebre non illuminate dai fasci di luce delle nostre torcette-truffa da 18 mila lire.

Mohammed ha vinto , ci arrendiamo e decidiamo di risalire .

A questo punto incontriamo tre francesi rifardi che scendono senza guida e con una sola torcetta da 18 mila lire . " non ce la faranno" - pensiamo noi. E non lo sapremo mai!

Dopo un corroborante tè ripartiamo per Meknes. Sulla strada ci fermiamo a fotografare un gruppetto di bambine bellissime che ci vendono ancora collane di mandorle. Pippo, come al solito, se le mangia (le mandorle, non le bambine, anche se....).

Arriviamo a Meknes con la compagnia di un pilota belga che ci precede. Guida benissimo ed Elio lo vuole emulare. I sorpassi sono frequenti. Tra Elio e il belga nasce una sorta di complicità. I due piloti si sfidano, ma si rispettano. E' molto bello. Ma mi viene da vomitare

Siamo ora seduti in una specie di stigghioleria* di lusso. Il cameriere della stigghioleria è un carneade, in viso somiglia ad Al Pacino. Elio lo vorrebbe acquistare per immigrarlo a Milano. intanto due tavoli più in là un cliente erutta sempre e alla fine della cena (piuttosto pesante) sale al piano di sopra per fare piriti**.

La cena è economica e gustosa (brochette di carne bovina magra, olive, harissa, limonata, pane, acqua e tè con menta bollita). Secondo noi la menta è stata già usata e infatti il tè ha sapore di decotto di menta. A metà cena entra un elegantone in blu che si siede al tavolo con un fetente con i vestiti tutti macchiati , e insieme ad altri amici e amiche mangiano cervelli di pecore.

La cena è finita e torniamo in albergo. Qui troviamo difficoltà per il parcheggio. Elio tenta di aggredire un marocchino prepotente che gli soffia il posto. Poi desiste e gli dice solo stronzo, ma a bassa voce. Non si sa mai!. Meglio essere un po' vigliacchi che un po' vastuniati***. Decidiamo quindi di posteggiare altrove.

C'è grande movimento. Il giardino dell'hotel (bello, lussureggiante e con piscina) è pieno di giovani che parlano, bevono e ascoltano musica moderna dal vivo. Elio ed io decidiamo di organizzare , per il prossimo anno, una tournée, proponendoci come gruppo musicale Gli Spaghetti al Dente. Due giovani donne ci corteggiano, ma noi siamo fedeli a Paola e andiamo a letto senza le giovani donne.

* punto vendita (precario) dove si può gustare il budello bovino alla brace (stigghiola)
** peti
*** bastonati

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martedì 23 novembre 2010

Minestra di riso con borragine e ricotta


La minestra di riso con borragine e ricotta è un piatto molto gustoso e leggero, ottimo per chi vuole mangiare salutare e con gusto.In casa mia di piatti salutari se ne cucinano pochi, perché i vegliardi non intendono rinunciare al gusto e ai piaceri della tavola, soprattutto mia madre che pretende sempre ingredienti freschissimi e rigorosamente nustrali.Ma la minestra di riso chi vurrani è tutta n’avutra storia.

Sabato scorso, sono stata a comprare un po’ di carne bbona e sincera a Balata di Baida, a che mi trovavo da quelle parti avrei dovuto comprare anche l’ottima ricotta di pecora che di solito troviamo dallo stesso macellaio, ma purtroppo, non avendola prenotata per tempo, non ne aveva.

Tornando a casa mia madre pi risia un chiancìa, la delusione, per lei, era tale ca mi parsi piatusa:– non ti preoccupare mamma, domani vado a comprarla al mercato contadino …

manco il tempo di finire che secca e decisa arrispunnia: NO!

Un NO che non ammetteva repliche: - e cu avia a parrari chiù? Chi sacciu siddu a ricotta chi vinnunu o mercato contadino è addizionata di uranio impoverito, megghiu un pipitiari chiù!

E comu l’aviamu a fari a minestra se non si trovava la ricotta ddi chidda giusta? Accorata e silenziosa vagavo coi pensieri cercando un lume che ci desse una speranza! Niente, dovevamo rinunciare alla nostra minestra di riso.

Improvvisamente, il lume arrivò attraverso mio padre, chi ci dicìa a me matri che a ricotta di vacca, quannu è “sincera” è puru bona- e un sacciu un sacciu siddu è chiù bbona! Dico io, confortata da tanta saggezza – Bene!domani la vado a prendere a Sagana

E mia madre, per fortuna mia: - veru è! Ddu cristianu cogghi a ricotta a menziornu, dumani vacci! (Per mia madre i cristiani non hanno nome su tutti ddu cristianu si sunnu masculi, dda cristiana si sunnu fimmini).

E così, domenica minni ivu a Sagana sola soletta per andare a comprare la ricotta di mucca, che per me è più buona di quella di pecora perché la trovo meno tanfusa.

Arrivata a Sagana, ni ddu cristianu, c’erano solo mucche e vitellini nati da pochissimi giorni, e nessuna traccia umana, fiduciosa che, comunque, qualcuno sarebbe arrivato mi intrattenevo con i vitellini: chi ssu dduci! Se potessi me ne porterei uno a casa!

Chissà, magari, un giorno lo farò, potrò sempre dire che mi ha seguito: _ “cheffà”lo teniamo? Vorrei vedere la faccia di mia madre…e intanto arrivava il “vaccaro”, probabilmente Rumeno: - Signiuora che cuosa stai ciercando?Io volere ricuotta fresca tu ne avere?

Quando mi relaziono con uno straniero mi viene del tutto naturale parlare la sua stessa lingua…- cierto signiuora ma tu pagare ricuotta a Signiuore di mucca, quella di fruonte è sua casa, tu andare da questa struada poi fai prima truaversa a sinistra e tu arrivata da signiuore di mucca.Ddu cristianu, tempu ca tu cuntu, canciau nnomi ora si chiamava Signiuore di mucca.
Arrivata a casa di Signiuore di mucca, mi cci detti a canusciri, resosi conto di chi fossi cominciò a scodinzolare come un canuzzu, non che io abbia meriti particolari ma il solo fatto di essere la figlia di Pippinu Uddu, cristianu bravu e stimatu, mi da credito, specie negli ambienti contadini monrealesi, mancu si fussi a figghia di Berlusconi!
E così il signiuore di mucca, mi fece accomodare in casa perché doveva a tutti i costi offrirmi na cusuzza duci, ma prima di invitarmi ad entrare mi rassicurava del fatto che in casa c’era sua moglie, la signiuora di mucca, parabola significa tarantola abballarina: la mia onestà di picciuttedda schetta era salva.
Trasennu ‘ncasa, la signiuora di mucca m’afferrò e m’impiccicò na vasata a destra e na vasata a sinistra mi fici assittari propriu in facci a idda, a tipu comu siddu eravamo ‘ncapu un trenu, chi mi tagliava cu l’occhi spatiddati, appena m’assittavu il canuzzo di casa, uno yorkshire troppu sapuritu, mi saltò sulle ginocchia chi vulia fattu u preu e intanto il signiuore di mucca, si prodigava a riempire il tavolo di taralli, tetù, frutti di martorana, cioccolatini: - manciassi signorì!
In considerazione del fatto che sono a dieta, cercavo di individuare qualcosa di poco dannoso e mentre prendevo un biscottino nico nico, la signora mi metteva in mano un cioccolatino, e il cane continuava ad alitarmi nta facci insomma, ero accerchiata senza via di fuga. Mentre addentavo quel dolcetto a detti stretti, lui mi chiedeva, di me patri, me matri, me soru a granni, me soru a menzana, me zia, me ziu, me cucina, a me vicina di casa, quando…la domanda fatidica che capita sempre tra cozzu e cuddaru … - ma siti tri soru schetti?
Alla mia risposta affermativa la signiura di mucca, uscendo dal suo letargo: bbonu signorì accussì avi menu pinseri, ma mi dicissi na cosa, si cci attrova bbona schetta?
Domanda che non m’aspettavo, chi mi fici affucari cu du viscutteddu chi stava lippiannu, a ddu puntu un sapia chiù comu scappari.
Gravunchiu ‘ncapu a vaddera: ma la Signorina è ancora giovane, Signorì mia cugina si è sposata a sessanta anni, dico SESSANTANNI, con un vedovo padre di due figli, ma bravo signorì, bravissimo, la porta sempre a ballari e a manciarisi a pizza ffora….
Mizza!! Questa si che è una bella notizia cosa di fari savuta nall’aria!
A poco a poco acquisivo la consapevolezza che sarebbe stato difficile accomiatarsi, ogni mio tentativo era quasi invano, stavo quasi per dire che dovevo andare che il signiuore mi suggeriva di bere un bicchierino – no grazie sono astemia, mancu u tempu di sciatare che la signiuora incalzava – un whisky signorì? – NO! Sono astemia! Il marito: ma quali vuischie pigghia na cosa dduci, chi sacciu un rosolio, un limoncello na marsala!
Oh matri mia, come dovevo fare capire a questi due che non bevo, e cosa dovevo fare pi scappari a gambe levate. finalmente riuscii a trovare la chiave giusta per andarmene facendo leva sui buoni sentimenti dei due, così apprendendo che i miei genitori erano soli in casa mi dissequestrarono…
Quanto alla ricotta, non se la fecero pagare, anzi me ne regalarono un altro canestro ed io tornai a casa arricchita di due fascedde di ricuotta e consapevole che a “sessantanni” potrei sposare un brav’uomo vedovo che mi porta a ballare e a mangiare la pizza in pizzeria.
La ricetta per 4 persone
300 g di riso
Un bel mazzo di borragine raccolta a pieno campo
300 g circa di ricotta freschissima
Olio q.b.
Sale q.b
Fare bollire l’acqua aggiungere il sale e calare la verdura, appena la verdura scamuscisci n’anticchia calare il riso e portare a cottura. Appena cotto spegnere e aggiungere un po’ di olio, la ricotta e servire in tavola, chi vuole può aggiungere un po’ di parmigiano grattugiato.
Nel mio riso per farlo dietetico ho messo meno ricotta e niente olio, garantisco che è venuto altrettanto buono!

antonella gullo

sabato 20 novembre 2010

Il Marocco in due x due (3° giorno)



domenica 10 agosto 1997 - Fes

Alle 8 arriva la telefonata di papà Vitrano , segue quella di moglie Vitrano. Pippo si sente la concubina dell'uomo di affari in viaggio di piacere .

Alle 10,30 dobbiamo incontrarci con Ahmid. Abbiamo il tempo di fare il bagno in piscina , ma anche qui non ci lasciano tranquilli. Gli inservienti stanno lavando la terrazza che circonda lo specchio d'acqua provocando stagni fangosi che scorrono sotto i piedi dei bagnanti mattutini.

Usciamo dall'albergo ed ha inizio una giornata lunga e faticosa.

(trascorre il giorno)

Sono le 21,15, siamo seduti al "Restaurante des jeunes" nella Fes antica . Abbiamo appena finito di consumare una insalata fresca e piccante allo stesso momento. Elio ne lascia un quarto così - "diminuisco l'inoculo di salmonella" - dice lui - Pippo la mangia tutta , ma lascia nel piatto l'acquetta marrone affermando che su questo habitat si potrebbero fare otto puntate di quark sui microbi.

Oggi è stata una giornata dispendiosa in energie e in denaro. Ahmid davanti, Elio e Pippo dietro , più vari collaboratori sciacalleggianti, hanno percorso a piedi chilometri e chilometri all'interno dei misteriosi , tortuosi e luridi vicoli della città. Abbondavano nell'ordine : bambini, cacche di asino, munnizza e guide alla ricerca di clienti da fottere.

Abbiamo visitato il quartiere ebreo (Mellah), la città vecchia (Medina). Non so dove abbiamo visto la conceria (un inferno caldo e puzzolente), la università coranica (Medersa), la moschea andalusa, il magnifico cortile di una casa privata e infine una antica , ma ancora funzionante, casa diroccata e piena di vani e buconi utilizzata come albergo da viaggiatori morti di fame (fonduk).

Il tutto mentre la nostra guida sfuggiva alla caccia di due poliziotti . Ahmid è ricercato !

Acquisti : piatto di ceramica, tre tappeti, collana in simil ambra e falso argento, abito marocchino, spezie . Ahmid ammette che clienti come noi ne vede uno ogni morte di Imam .

Pippo lo corregge : " non come noi, ma come LUI " - indicando Elio , che a quel punto confessa di non essere un professore , ma un facoltoso hotelier. Ahmid se la ride e ci confida di non aver mai creduto alla storia del professore . " Pippo si che è un professore, non compra nulla ed ha solo la Visa....il pezzente"

Ahmid ed il suo amico sciacallo ci chiedono delle magliette . Gli rispondiamo che sono tutte in albergo e sono in numero appena sufficiente per il nostro viaggio. Non spieghiamo cosa per noi voglia dire numero sufficiente, ma la nostra scusa funziona .

Alle otto passate moriamo di fame ed usciamo a piedi in cerca di cibo.

Di sera tutto appare più sereno.

Ci imbattiamo in due bravi ragazzi , studenti, che ci accompagnano disinteressati al ristorante Nuria. Sono felici di darci una mano Il ristorante è in un affascinante giardino, ma oggi è chiuso al pubblico : c'è un banchetto di matrimonio. Un'altro studente con la faccia buona ci conduce al ristorante Des Juenes . Modesto , ma allegro.

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martedì 9 novembre 2010

Il Marocco in due per due (2° giorno)

sabato 9 agosto 1997 - Casablanca - Fes
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Ore 8,30. Ancora non ci hanno portato la colazione . Alle 8,45 Pippo comincia ad insultare l'AMA (Associazione Mondiale Albergatori) attraverso un suo autorevole rappresentante (Elio) il quale non sente perché dorme con i tappi nelle orecchie.

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Dopo dieci minuti, però, arriva la petite déjeuner ed Elio si scaglia contro il povero Pippo colpevole di non avere avuto fiducia nella categoria che lui rappresenta , ma che non apprezza. Egli apprezza solo se stesso.
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Sono le 15,45 . Siamo sulla strada per Meknes ed abbiamo da poco sostituito la ruota posteriore sinistra bucata ! Il cambio è stato effettuato con sorprendente rapidità in 7-8 minuti. Cose da Ferrari.

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La visita a Rabat è stata breve. Abbiamo visto tutto quello che ci interessava. All'ingresso alla Medina un ragazzo ha deciso che era la nostra guida . Alla fine il suo "magnaccio"pretendeva 120 Dhiram (20.000 lire). Noi decidiamo di farci uno sconto e gliene diamo 20. E scappiamo inseguiti dalle urla del magnaccio.

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Pranziamo con pagnotta e olive, seduti a terra davanti ad uno sputo islamico. Contiamo di rifarci questa sera nella reggia dell'hotel Palais Jamais di Fes.

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Sulla strada per Fes assistiamo allo scoppio di una gomma del mezzo che ci precede. Ci rendiamo conto che bucare in Marocco è una disgrazia che capita spesso. E noi non abbiamo più la ruota di scorta .

Giunti a Khemisset andiamo , quindi, dal gommista. Il copertone è tagliato. Da sostituire . L'intervento è carissimo anche per due nababi come ... Elio . ben 130.000 lire..

Elio, vista la spesa da siostenere, marca il gommista a uomo alla Burnich ed infatti si accorge che il farabutto stava montando un copertone diverso e ne blocca il losco tentativo

Verso le sette di sera arriviamo a Fes e, facendoci guidare dall'istinto, seguiamoil cartello centre ville per giungere al Palais Jamais. Elio respinge il primo attacco di una guida in mobilette gridandogli dal finestrino : -" on a des amies las bas! ". L'espediente funziona e il fesano sparisce.

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Siamo felici. Abbiamo la frase segreta per toglierci dalle palle gli scocciatori . Pippo ripete la frase otto volte per impararla a memoria e metterla in pratica al più presto. L'occasione si presenta subito.

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Il secondo fesano è però più tenace del primo e non si arrende alla frase on a des amies la bas. Elio cambia strategia, usa il metodo meglio dare il portafoglio che il culo e gli offre 10 dhiram per condurci all'hotel e togliersi dalle palle.

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Anzi, per non farci fottere più volte decidiamo di comprare i servigi del ragazzo anch eper il giorno dopo e gli offriamo 30 dhiram e lui - " vuoi comprare un cammello , ma vuoi pagare un asino!"- Questa sagace risposta ci folgora e decidiamo così di arruolarlo all'istante. E meno male ! L'hotel che cercavamo era da tutt'altra parte.

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La guida sagace si chiama Ahmid , ha 20 anni, è orfano di padre, parla italiano, inglese, spagnolo, tedesco e giapponese (dice lui). ma non sa scrivere neanche l'arabo. Abbiamo buttao i soldi?

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L'albergo, descritto come uno dei più belli del Marocco, non delude le attese (anzi gli attesi). Elio gioca la carta amico albergatore e strappa uno sconto consistente. Il posto è bellissimo, camera con cesto di frutta che Pippo provvede a tsvuotare. Terrazzino su piscina con vista sulla vecchia medina. Ambiente perfetto per compagnia romantica, facciamo pensieri erotici , ma la nostra prorompente eterosessualità non ci consente di approfondire questo punto.

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Ahmid ci porta a cena in un posto molto distante. E' un campeggio-villaggio frequentato solo da marocchini e turisti fai da noi. Il gruppo musicale che allieta la serata, dopo interessanti pezzi strumentali di musica locale , passa alla esecuzione di brani cantati . Al coro si aggiunge una giovane cantante che piace molto agli avventori.

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A noi sembra sgummata. In più l'impianto di amplifiazione amplifica troppo . I decibel aumentano dolorosamente. Noi siamo seduti all'aperto a pochi decimetri dalle casse . Al nostro tavolo , oltre ad Ahmid, seggono degli spagnoli brutti . Per fortuna la musica ci impedisce di chiacchierare con loro .

Torniamo in albergo

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Giunti a mezzanotte non andiamo a letto e, seduti al balconcino , approfittando di una temperatura dolcissima, diamo luogo ad una fitta conversazione/dibattito/ talk show su vantaggi, svantaggi e futuro di Internet.

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Elio si schiera a favore della rete Pippo, invece, sostiene con forza quelli a sfavore. E prevede un crollo di internet nel giro di pochi lustri.

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Al momento di andare a letto dalle 250 moschee della santa Fes , si levano altrettante assordanti urla che invocano Allah. Sono le 3,30. Nessuno può più dormire ... e per le 6 del mattino ci aspettiamo una telefonata da parte del Vitrano padre. Nella Milano deserta di mezzo Agosto si sta consumando una tragedia all'hotel Carlysle Brera : l'ascensore non entra nel buco!


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venerdì 29 ottobre 2010

Il Marocco in due per due (1° giorno)

venerdì 8 agosto 1997 - Casablanca

Siamo in albergo (El Kandara) e stiamo pianificando il nostro tour. Sulla carta tutto sembra visitabile in pochi giorni e così si decide di non tralasciare nulla. Visiteremo ogni pozzo, ogni medina ed ogni oasi finora conosciuta in Marocco.


All'aeroporto la AVIS ci ha consegnato una Renault 19 tutta nuova e tutta nera. Ideale per un posto caldo come il Marocco in pieno Agosto nell'anno del Nigno. "Sicuramente non daremo nell'occhio" - Abbiamo pensato -. Ed ecco che , invece , la polizia ci ha subito fermati chiedendoci il pizzo: 10.000 lire.

Ore 19.30 dalla grande Moschea Hassan II urlano ! E' la preghiera della sera.

Alle 20,45. Arrivano i primi colpi al nostro orgoglio di viaggiatori provetti. Il ristorante Nesma , trovato subito come se lo conoscessimo a memoria, si è trasformato in bar e non fa più da mangiare. Pensiamo che troppi lettori della Lonely Planet andavano lì per cenare e loro si sono scassati la minchia di cucinare per tutta questa gente. Abbiamo tentato di trovare il ristorante Las Delicias . Ma al suo posto esiste oggi solo una enorme voragine circondata da un muro. Cominciamo a perdere la fiducia verso la nostra guida e verso chi ce l'ha consigliata (Paola ndr)


Qui nel Marocco del nord gli indigeni non sembrano molto svegli e da pochi fatti già accaduti comprendiamo che ogni impresa , anche la più semplice , come trovare un indirizzo, si trasformerà in avventura: è molto eccitante

All'angolo di rue Ghali Ahmed (per esempio) abbiamo chiesto ad un passante se sapesse indiarci rue Ghali Ahmed appunto; gli interrogati, ridendoci in faccia, sostenevano che tale via non esisteva. Eppure sopra la loro testa c'era chiara la scritta Rue Ghali Ahmed !

E poi, di fronte al ristorante Le Cardinal abbiamo chiesto ad un elegantissimo vigile se sapesse darci qualche informazione per raggiungere il ristorante davanti cui egli faceva servizio da almeno 5 ore. Non ne sapeva niente.


Di fronte al suo sbigottimento lo abbiamo informato che la locanda si trovava proprio nelle vicinanze di Place Nations Unies al centro della quale egli si trovava in quel momento con noi . Il vigile ha pure negato l'esistenza di questa piazza. Improvvisamente il furbone, dietro indicazione di Pippo, vede l'insegna del ristorante di fronte ai suoi occhi increduli e con molta professionalità ci indica soddisfatto il posto da noi cercato. Lo abbiamo mandato a caGare e ora stiamo aspettando les brochettes d'agneau.

Un'ora fa un negoziante sosteneva che il n. 168 fosse dispari.


Pippo non perde tempo ed è subito all'abbordaggio . Vuole confondersi con gli avventori del posto e quindi fraternizza con un tunisino alcolista ubriaco e fetido. I due non si intendono e quindi comunicano con manate sulle spalle e givemefives arabi.

La serata si preannuncia piccante , soprattutto per il peperoncino nelle olive.

Elio ha scelto bene : brochettes. Pippo è rimasto fottuto . Il tagine d'agneau e mandorle è un ammasso di grasso immerso in una brodaglia marrone su cui galleggiano mandorle usate.


Tornati in hotel si decide di cominciare a fare i signori. Vogliamo ordinare la colazione in camera per l'indomani. C'è l'apposita carta da compilare a appendere fuori dalla porta. Pippo dice che la carta è fatta male e che non si capisce niente. Il cliente è trattato male!



Elio difende la sua categoria e dice che il cliente è un ignorante . -" Noi (gestori ndr) facciamo di tutto per progettare queste schede venendo incontro alle esigenze dell'utente che reagisce sempre da ingrato e analfabeta " -. Comunque, la compiliamo a modo nostro. Staremo a vedere.

martedì 19 ottobre 2010

temevo il mare



Temevo il mare,
tuttavia, anch’io,
ero lì.

Portavo sempre con me un libro,
ne lessi due o tre righe
ma le parole si confusero
col debole brusio
di uomini,
donne,
bambini.

Seduta su una vecchia
valigiacontavo quelle poche monete che mi erano rimaste,
intanto attendevo il richiamo
che arrivò come un segnale sfinito,
mi imbarcai,
il puzzo di lacrime investì la mia coscienza
persi di vista il mio tragitto,
il barcone si mise a navigare tra i flutti di un mare impietoso
fu allora che lo implorai
affinché mi confortasse
durante il tragitto.


antonella gullo

martedì 5 ottobre 2010

Alla ricerca del cinema perduto

Inizia il 7 ottobre a Palermo al circolo Daedalum in Sant'Aniano una mini rassegna di film d'autore.
Ecco la locandina della rassegna che comprende 4 pellicole di elevata qualità artistica.
La sala ove avverranno le proiezioni si trova nel centralissimo quartiere Papireto (al C apo) all'interno di una chiesa sconsacrata (Gesù e Maria in Sant'Aniano)
Per informazioni 328 706 55 68

Interessante è il programma curato dalla cultrice di cinema Rossana Dato,coadiuvata dal giovane Stefano Picone .

Il 7 ottobre la rassegna si apre con un film di Emidio Greco del 1982, “Ehrengard”, tratto da un racconto di Karen Blixen;

il 14 in programma un'opera di, Marco Ferreri, dal titolo “Chiedo asilo” che ha come protagonista Roberto Benigni;

il 21 , “Le ferie di Licu” (2006) di Vittorio Moroni, che tratta con il tema, attualissimo, dell’integrazione degli stranieri; il ciclo si chiude (ma altri ne seguiranno)

il 28 ottobre con una rarità, “Il mondo perduto”, i primi cortometraggi realizzati n Sicilia, dal 1954 al 1957, da Vittorio De Seta.

(leggi l'articolo di poresntazione su siciliainformazioni.it)

Ecco la trama del primo film in rassegna : Ehrengard film di Emidio Greco con Jean Pierre Castel e Audrey Matson. Film girato nel 1992

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EHRENGARD
di emidio greco
In una corte immaginaria all'inizio dell'Ottocento, i granduchi Fugger-Babenhausen sono preoccupati per la successione al trono: la continuità della discendenza è riposta nell'univo figlio, il principe Lotario, restio all'idea del matrimonio.

Grazie all'influenza del pittore Wolfgang Cazotte, noto dongiovanni, Lotario sposa la principessa Ludmilla. La nascita del tanto atteso erede al trono è prevista con due mesi di anticipo e, per scongiurare lo scandalo, Cazotte suggerisce che i giovani sposi si isolino per qualche tempo in un luogo remoto.

Come damigella per la principessa Ludmilla viene scelta una giovane amazzone, una bellissima vergine guerriera, Ehrengard e nell'incantevole e isolato castello Cazotte è intenzionato a sedurla.

sabato 25 settembre 2010

naufragio


Le acque agitate
di un mare in tempesta
naufragano
la nave della speranza.

Le onde violente
dei sogni confusi
annegano
i rottami di un ricordo.

E in questa penosa voragine
mi nutro di alghe


ninni picone

martedì 7 settembre 2010

Una notte di terrore a Fraginesi

di antonella gullo

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Era una serata (quasi) perfetta, le mie sorelle erano fuori con amici, dopo cena i miei vegliardi si erano messi a guardare la tv, io, sotto il porticato della mia casetta di villeggiatura, mi gustavo un momento tutto mio leggendo “Le cose che non ho detto” di Azar Nafisi,
trovavo conciliante leggere assorta nel silenzio della campagna, interrotta, sovente, da un guaire di cani o dalla corsa impazzita dei gatti che giocavano a farsi la guerra…
Un fu chista a maara di Diu” pace e serenità si sarebbero dissolte, da li a poco, nel buio della notte.
Verso mezzanotte le mie sorelle, ancora, non tornavano, decisi di chiudere battenti e continuare la mia lettura a letto, i miei, già runfuliavano alla grande, dalle finestre entrava un venticello fresco che presto mi conciliò il sonno.
Dormivo profondamente ma disturbata da un sogno ansiogeno. Scherì, il delizioso sacco di pulci tisico del vicino, era in grave pericolo: la vedevo sprofondare dentro una spirale di sabbie mobili dalle quali riuscii a salvarla grazie all’arrivo delle mie sorelle che mi fecero svegliare.
Dopo un breve scambio di chiacchiere appena sussurrate per non svegliare i “giovanotti”, tornarono tenebre e silenzio... quando: patapunfate!… il morbido tonfo di qualcosa che cadeva a peso morto ruppe il silenzio. Ancora pochi secondi e … “forsi c’è a atta dintra” – La voce di mia madre segnalava un’intrusione, Scherì, era piombata, dalla finestra, addosso a dda puviredda svegliandola.
Tempu ca tu cuntu si innescò una reazione a catena, tutti svegli mentre la micetta tampasiava per casa: mio padre assittatu ‘nmezzu u lettu si misi a santiari, mia madre ne approfittò per bere un bicchiere d’acqua, me soru a granni, chidda di dda ffora, nirbusa picchì ancora un si putìa dormiri taliava u roggiu.
ed io?
io di alzarmi dal letto non ne volevo sapere proprio nenti picchì mi scantavo se poi un putìa chiù pigghiari sonnu… intanto sentivo mugolare Sherì ca si taliava ‘nto specchio da me stanza e si scantava della sua immagine riflessa, me soru “a mezzana”, la più risoluta di tutti tri soru, si avvicinò alla micia con fare diplomatico per “invitarla” ad uscire, ci fici quattru vuci e ’ntò savutu a attaredda fu fora...
Ma un ci fu versu, u tempu d’astutari tutti i luci e di tornare a provare a dormire che sentimmo granciuliare alla portafinestra del soggiorno … Scherì arrampicata alle scalette della persiana gridava comu un’agnedduzzu senza matri, vulia trasiri chi vulia trasiri.
L’armaluzza avìa a essiri scantata, mio padre pensò che probabilmente era minacciata da un animale, verosimilmente una volpe, me soru a granni, scantulina com’è, senza sapiri né leggiri e né scriviri, si barricò dentro la sua camera pensando che “l’armalo” poteva entrare dalla sua finestra e minacciare anche lei…
Quando finalmente Scherì fu al sicuro tornò la quiete … tutti tornammo nei nostri letti ma mio padre ormai un putìa chiù pigghiare sonnu e farfugliava qualcosa del tipo che all’indomani ci avia a ffari un lisciabusso a attaredda e chi avia a priparari na virghicedda pi darici lignati nelle gambe ….
Ormai era nuttata persa e ancora lunga da passare … mio padre eccitato per come era non riuscì più a dormire, così, mentre già tutte ci eravamo appinnicate, si susiu e si nni nisciu in veranda a farisi un solitariu chi carti siciliani, il tempo di fumarisi tri sigaretti e mentre sentiva il latrare di una volpe e dei suoi cuccioli, improvvisamente fu buio tetro … sembrò che si spense l’intero universo .
Come tutte le altre notti, mia madre s’avìa susutu o scuru… vide la luce accesa in veranda, pensò che fosse stata dimenticata e naturalmente la spense tornando spinzirata a dormire, senza rendersi conto che mio padre non era nel suo letto.
Ddu cristianeddu ca si truvò o scuru, sulu ‘mezzu a campagna si vitti persu, e tantuniannu tantuniannu riuscì a rientrare in casa, provocando una gran vucciuria.
Mia madre, allarmata dai rumori che venivano da fuori si susiu arrè du lettu per andare a viriri, sempre o scuru, nsoccu stava succedendo… … e mentre provava ad accendere la luce del soggiorno si sentì sfiorare la mano … anche mio padre si sentì sfiorare la mano mentre cercava di accendere la luce dallo stesso interruttore… “oh bedda matri Maria Vergine aiutami Tu!” l’urlo dei miei squarciò il silenzio della notte…
Si andarono a coricare, ma continuarono a discorrere tutta la notte, dei vurpagghiuni, del blackout, di Scherì … du scantu….
All’alba entrai nella loro stanza … chiesi a mio padre come faceva il verso della volpe, seduto in mezzo al letto mi rispose: AHUUUUU!!!!!
E pensare che la sera avanti avevamo mangiato solo una ‘nsalatedda frisca accompagnata cu pani di Castellammare chi dici: “manciami, manciami” e pi frutta anticchi di muluni d’acqua.
Certo se l’insalata è fatta con le cipolle crude, forse è un po’ indigesta e potrebbe provocare qualche incubo notturno, se poi è fatta come la faceva nonna Nina si corre il rischio di incontrare il suo spettro, chissà magari Scherì, quella notte, aveva visto la nonna…
Insalata di cipolle
Ingredienti:
2 cipolle rosse
3 0 4 pomodori
Un po’ di olive nere
Un rametto di menta fresca
Un limone bello citrigno
Uno spicchio d’aglio
sale
pepe
olio
affettare la cipolla e lasciarla macerare, con un bel po’ di sale, (per eliminare l’acqua di vegetazione) per circa un’ora, dopo di che spremerla per bene, lavarla sotto l’acqua corrente e metterla a scolare.
Sbucciare il limone, eliminare il succo spremendolo e tagliare a pezzetti in una ciotola, aggiungere il pomodoro tagliato, uno spicchio d’aglio schiacciato, le olive nere, la cipolla, la mentuccia appena raccolta e condire con abbondante olio d’oliva, aggiungere pepe e sale, mescolare per bene e portare in tavola
Le dosi sono orientative ma è importante sapere che per condire una buona insalata occorre un savio per il sale e il pepe, un avaro per l’agro (che sia aceto o limone) un generoso per l’olio e un pazzo per mescolarla…
(antonella gullo)