sabato 17 dicembre 2011

incipit (6) i Promessi sposi


I promessi sposi (ediz. 1827)
Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, viene quasi a un tratto a ristringersi e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia riviera di riscontro; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda ricomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lasciano l'acqua distendersi e allentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.

I promessi sposi (ediz. 1840)
Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda ricomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.

tutti gli incipit pubblicati

martedì 6 dicembre 2011

In Europa fanno anche ben altro!


MESSAGGIO PER TUTTI GLI ITALIANI ONESTI:

IL NUOVO GOVERNO, COME IL VECCHIO, CHIEDE DI AUMENTARE L'ETÀ DELLE PENSIONI PERCHÉ IN

EUROPA TUTTI LO FANNO.

- NOI CHIEDIAMO, INVECE, DI ARRESTARE TUTTI I POLITICI CORROTTI , DI ALLONTANARE DAI PUBBLICI UFFICI TUTTI QUELLI CONDANNATI IN VIA DEFINITIVA PERCHÉ IN EUROPA TUTTI LO FANNO, O SI DIMETTONO DA SOLI PER EVITARE IMBARAZZANTI FIGURE.

- DI DIMEZZARE IL NUMERO DI PARLAMENTARI PERCHE' IN EUROPA NESSUN PAESE HA COSI' TANTI POLITICI !!

- DI DIMINUIRE IN MODO DRASTICO GLI STIPENDI E I PRIVILEGI A PARLAMENTARI E SENATORI, PERCHÉ IN EUROPA NESSUNO GUADAGNA COME LORO.

- DI POTER ESERCITARE IL "MESTIERE" DI POLITICO AL MASSIMO PER 2 LEGISLATURE COME IN EUROPA TUTTI FANNO !!

- DI METTERE UN TETTO MASSIMO ALL'IMPORTO DELLE PENSIONI EROGATE DALLO STATO (ANCHE RETROATTIVE), MAX. 5.000, 00 EURO AL MESE DI CHIUNQUE, POLITICI E NON, POICHE' IN EUROPA NESSUNO PERCEPISCE 15/20 OPPURE 30.000,00 EURO AL MESE DI PENSIONE COME AVVIENE IN ITALIA

- DI FAR PAGARE I MEDICINALI VISITE SPECIALISTICHE E CURE MEDICHE AI FAMILIARI DEI POLITICI POICHE' IN EUROPA NESSUN FAMILIARE DEI POLITICI NE USUFRUISCE COME AVVIENE INVECE IN ITALIA DOVE CON LA SCUSA DELL'IMMAGINE VENGONO ADDIRITTURA MESSI A CARICO DELLO STATO ANCHE GLI INTERVENTI DI CHIRURGIA ESTETICA, CURE BALNEOTERMALI ED ELIOTERAPIOCHE DEI FAMILIARI DEI NOSTRI POLITICI !!

CARO NUOVO GOVERNO, NON CI PARAGONARE ALLA GERMANIA DOVE NON SI PAGANO LE AUTOSTRADE, I LIBRI DI TESTO PER LE SCUOLE SONO A CARICO DELLO STATO SINO AL 18° ANNO D'ETA', IL 90 % DEGLI GLI ASILI E NIDO SONO AZIENDALI E GRATUITI E NON TI CHIEDONO 400/450 EURO COME GLI ASILI STATALI ITALIANI !!

IN FRANCIA LE DONNE POSSONO EVITARE DI ANDARE A LAVORARE PART TIME PER RACIMOLARE QUALCHE SOLDO INDISPENSABILE IN FAMIGLIA E PERCEPISCONO DALLO STATO UN ASSEGNO DI 500,00 EURO AL MESE COME CASALINGHE PIU' ALTRI BONUS IN BASE AL NUMERO DI FIGLI .

IN FRANCIA NON PAGANO LE ACCISE SUI CARBURANTI DELLE CAMPAGNE DI NAPOLEONE, NOI LE PAGHIAMO ANCORA PER LA GUERRA D'ABISSINIA !!

NOI CHIEDIAMO CHE VOI POLITICI LA SMETTIATE DI OFFENDERE LA NOSTRA INTELLIGENZA, IL POPOLO ITALIANO CHIUDE 1 OCCHIO, A VOLTE 2, UN ORECCHIO E PURE L'ALTRO MA LA CORDA CHE STATE TIRANDO DA TROPPO TEMPO SI STA SPEZZANDO. CHI SEMINA VENTO, RACCOGLIE ...TEMPESTA !!!

SE APPROVI, PUBBLICA LO STESSO MESSAGGIO E CHIEDI AD ALTRI DI FARLO

lunedì 5 dicembre 2011

gli incipit della trazzera: indice

elenco degl incipit fino ad oggi pubblicati su questo blog
clicca sul titolo e vai al testo

1. delitto e castigo
2. madame Bovary
3. il ritratto di Dorian Grey
4. il mercante di Venezia
5. i promessi sposi

martedì 29 novembre 2011

incipit (5): La metamorfosi

Una mattina Gregor Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un insetto mostruoso. Era disteso sul dorso, duro come una corazza, e alzando un poco il capo poteva vedere il suo ventre bruno convesso, solcato da nervature arcuate, sul quale si manteneva a stento la coperta, prossima a scivolare a terra. Una quantità di gambe, compassionevolmente sottili in confronto alla sua mole, gli si agitava dinanzi agli occhi.
"Che mi è accaduto?" pensò. Non era un sogno.

(la metamorfosi di Frank kafka- traduzione di Anita Rho)

tutti gli incipit pubblicati

martedì 22 novembre 2011

CORSO di FORMAZIONE per uomini

TEMA DEL CORSO
diventare intelligente quanto una donna (quindi essere perfetti)
OBIETTIVO PEDAGOCICO:
corso di formazione che permette agli uomini di sviluppare quella parte del cervello della quale ignorano l'esistenza.





PROGRAMMA
MODULO 1:
CORSO BASE OBBLIGATORIO
1.1 imparare a vivere senza la mamma (2000 ore)
1.2 la mia donna NON è MIA MAMMA (350 ore)
1.3 capire che calcio e formula 1 non sono altro che sport (500 ore)



MODULO 2: VITA A DUE
2.1. avere bambini senza diventare geloso (50 ore)
2.2. smettere di dire boiate quando la mia donna riceve i suoi amici (500 ore)
2.3. vincere la sindrome del telecomando (550 ore)
2.4. non fare la pipì fuori dal water (100 ore, esercizi pratici con video)
2.5. riuscire a soddisfare la mia donna prima che cominci a far finta (1500 ore)
2.6. come arrivare fino al cesto dei panni sporchi senza perdersi (500 ore)
2.7. come sopravvivere ad un raffreddore senza agonizzare (300 ore)



MODULO 3: TEMPO LIBERO
3.1. stirare in due tappe (una camicia in meno di due ore: esercizi pratici)
3.2. digerire senza ruttare mentre lavo i piatti (esercizi pratici)



MODULO 4: CORSO DI CUCINA
Livello 4.1 (principianti):
gli elettrodomestici: ON = ACCESO - OFF = SPENTO
Livello 4.2 (avanzato):
la mia prima zuppa precotta senza bruciare la pentola


Esercizi pratici:
far bollire l'acqua prima di aggiungere gli spaghetti




5 Sono inoltre previsti dei temi speciali di approfondimento
a causa della complessità e difficoltà di comprensione dei temi negli incontri verranno
accettati un massimo di 8 aderenti




TEMA 5.1: il ferro da stiro, dalla lavatrice all'armadio: un processo misterioso



TEMA 5.2: tu e l'elettricità, vantaggi economici del contattare un tecnico competente per le riparazione (anche le più basilari)



TEMA 5.3: ultima scoperta scientifica, cucinare e buttare la spazzatura non provocano né impotenza né tetraplegia (pratica in laboratorio)



TEMA 5.4: perché non è reato regalarle fiori anche se sei già sposato con lei



TEMA 5.5: il rotolo di carta igienica, la carta igienica nasce da sola nel portarotolo? (esposizioni sul tema della generazione spontanea)



TEMA 5.6: come abbassare la tavoletta del bagno passo a passo (teleconferenza con l'Università di Harward)



TEMA 5.7: perché non è necessario agitare le lenzuola dopo aver emesso gas intestinali (esercizi di riflessione di coppia)





TEMA 5.8: gli uomini che guidano quando si perdono possono chiedere informazioni ai passanti senza il rischio di sembrare impotenti



(testimonianze)
TEMA 5.9:
la lavatrice
questa grande sconosciuta della casa
TEMA 5.10: è possibile fare pipì senza schizzare fuori dalla tazza?
(pratica di gruppo)



TEMA 5.11: differenze fondamentali tra il cesto della roba sporca e il suolo
(esercizi in laboratori di musicoterapica)



TEMA 5.12: l'uomo nel posto del passeggero:
è geneticamente possibile non parlare ovvero non agitarsi convulsamente mentre lei parcheggia?



TEMA 5.13: la tazza della colazione al mattino:
la tazza lievita da sé fino alla lavastoviglie? (esercizi diretti da Silvan)



TEMA 5.14: comunicazione extrasensoriale
esercizi mentali in modo che quando gli si dice che qualcosa è nel cassetto dell'armadio non
domandi “in quale?”



disponibilità per la creazione di specifici incontri per temi a richiesta

provenienza: catena di email
anno :2008
autore: sconosciuto



su Aldo Pecoraino



mercoledì 16 novembre 2011

facoltà di scienza della felicità

ANSA) - CAGLIARI, 16 NOV - Nasce in Sardegna Aristan, l'Universita' dove si apprende l'arte della gioia. Sono quasi 100 gli iscritti alla Facolta' di Scienze della felicita', corso di laurea in teorie e tecniche di salvezza dell'umanita'.

Un ateneo ideato dal regista Filippo Martinez e che partira' a gennaio ad Arborea, se si raggiungono 380 adesioni. Quaranta i docenti tra scrittori, filosofi, ricercatori e giornalisti guidati dall'attuale preside della facolta' di Giurisprudenza di Cagliari, Massimo Deiana.

domenica 30 ottobre 2011

La fine del viaggio


lunedì 18 agosto 1997 - undicesimo giorno

El jadida - Casablanca

Ultimo giorno di viaggio. A colazione Pippo si affretta a sfruttare l'ultima occasione per trovare una moglie marocchina: la caffettiera del bar. E' una donna molto spregiudicata ed è lei a fare le prime avance.

Pippo non perde occasione per attaccare bottone. Da quando ha saputo che qui si può sposare fino a quattro mogli parla con tutte quelle che incontra.

Peccato che nel rimorchiare porti a casa il più delle volte marocchini di sesso maschile che, per il solo fatto di rivolgerti la parola, vogliono essere pagati.

Ma torniamo alla caffettiera. Appena Elio si è allontanato, Pippo si è intaccato subito e , al suo ritorno Elio assisteva alla prima lite fra i due innamorati. La contesa riguardava le modalità con le quali si sarebbe dovuta svolgere la cerimonia di nozze. Pippo insisteva per il rito cattolico, la caffettiera per il rito islamico.

Se Pippo non si sposerà la colpa sarà di Elio. Quando tutto sembrava fatto Elio ha richiamato Pippo e lo ha allontanato dalla sua futura sposa. Ed è la seconda volta che questo succede in questo viaggio della speranza.

Due potenziali signore Vinci non sono diventate tali per la gelosia e l'invidia di un uomo.

Lasciata El Jadida, puntiamo su Casablanca attraversando vaste pinete .

L'hotel Toubkal sarà l'ultima dimora . Il facchino ci parla bene della polizia italiana che lo avrebbe trattato con i guanti di velluto dopo averlo messo in gattabuia come clandestino.

Concludiamo con una cena sontuosa non marocchina al ristorante libanese Baalbek.

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martedì 19 agosto 1997 - dodicesimo giorno

Casablanca

Siamo costretti a interrompere il nostro viaggio perchè non c'è più spazio sul nostro diario."Se Paola ci avesse regalato un diario con più pagine il viaggio sarebbe durato di più". Ma tutto sommato è stato meglio così.

A colazione ci servono l'espresso più buono del Marocco. Elio è prodigo di raccomandazioni per Pippo che resterà qui ancora un giorno.

Pippo dice che seguirà le sue istruzioni e quindi, per non cadere in tentazione , si chiuderà nella sua camera d'albergo sordo ai richiami delle donne marocchine che a frotte accorreranno per sposarselo..

Elio già sa che si tratta di promessa di marinaio . Pippo di sicuro tornerà a El Jadida per continuare il suo flirt con la caffettiera.

In aeroporto l'ultimo pacco. Elio ha i bagagli troppo pesanti. Il container dei medicinali è stato riempito di regali per Paola . Regali che , evidentemente pesano più dei medicinali . Incredibile!!. La multa da pagare è di 150.000 lire. Sono le 13,30. Il volo parte. L'emorroide infuria , la supposta manca, ma lascio contento sta Casablanca.

... E non finisce qui.


vai alla puntata precedente (10)

venerdì 8 luglio 2011

amo le pareti nude...o odio le "cose" appese?





Forse è una malattia delle psiche, o forse solo un alibi per non (potere) acquistare costosi quadri d'autore, ma io amo le pareti nude.




Infatti quando mi capita di entrare in una casa o in una stanza d'ufficio con quintali di cose appese alle pareti, mi sento a disagio.




Poi provo a rivoltare la frittata e considero che i malati sono coloro che amano le pareti piene di "cose" appese che, oggettivamente (o soggettivamente?) fanno apparire l'ambiente più piccolo. Tranne che non si tratti di specchi.




Quindi mi soffermo a riflettere meglio sul problema e scopro che probabilmente non è la "copertura" dei muri ad infastidirmi, ma il gusto con cui queste cose sono scelte e/o collocate. Insomma forse si dovrebbe inventare una nuova (se non c'è) disciplina: Scienza dell'Appendere le cose al muro. Una scienza che dovrebbe tradursi in una serie di regole che tutti potrebbere seguire. O prendere come suggerimento




Ma non è finita qui. Infatti mi sorge un dubbio: forse non amo le pareti nude, ma le cose appese: e la malattia si complica.



Pochi anni fa o comprato, per gola, un quadro-manifesto del sassofonista Dexter Gordon. Troppo bello per non acquistarlo. Tornata a casa ho avuto al crisi della collocazione. Dove metterlo se non lo posso appendere? Alla fine ho deciso: il quadro è in soggiorno. Ma non è appeso; è messo a terra e solo appoggiato alla parete. Ed è una collocazione che mi soddisfa molto. ..... Aiutooooooo!



Patrizia Panni

sabato 18 giugno 2011

le tagliatelle







Di nonne, io, ne ho avuto due!

Così nonna Lilì, gilusedda, mi suggerisce di iniziare il mio nuovo racconto.

Ma come, io che t’haiu annacato, sprucchiatu, pasciutu, nutricato un cunti nenti di mia”?

Nutricatu, si fa per dire, praticamente una metafora, Nonna Lilì – senza offesa nonnina. – un sapia cociri e, pi gravunchiu, manciava grevia, picchì u dutturi ci avìa dittu accussì, non abbiamo mai capito di che patologia soffrisse, anche perché nonna Lilì stava bene, erano tempi in cui i dottori si mettevano u ferru d’arreri a porta e pi sì e pi no dicianu ai cristianeddi anziani, di manciar grevio, cu picca zuccaro e picca ogghio!

Nonna Lilì, che ha passato gli ultimi anni della sua vita con noi, si era ritagliata un ruolo fondamentale e mentre mia madre ricamava il nostro corredo, lei spicchiava favi, piselli, munnava cacocciolicchi per farli sott’olio, annittava linticchi, fasola, favi, munnava mennuli, scacciava nuci, arriminava astrattu, cummattìa chi ficu e u pumaroru pi falli siccari o suli, e magia delle magie facìa i tagghiarini: impastava, scanava, stirava, tagghiava, stinnìa, calava, salava, cunzava e per la delizia dei nostri palati e la meraviglia dei nostri occhi ci fiondavamo ‘nte scannaturi i lignu dove venivano serviti cunzati ca sarsa, ricotta salata saliàta e mulincianeddi fritti ‘nta l’gghio d’aliva…. Ed era estate!

Io assistevo incantata a tutte le operazioni cercando, nel mio piccolo, di apportare il mio contributo, stirava l’impasto cu lasagnaturi con una maestria tale che faceva delle sfoglie perfettamente tonde, Giotto di Bondone, al suo cospetto, s’avìa a ghiri a mucciari.

Ne andavo fiera!

Dopo il taglio li stendeva, allineati nelle canne di fiume appuiate nelle spalliere delle sedie e si aspettava che asciugassero, per calarli ‘nta quarara chi vugghìa ‘ncapu u focu di ligna d’aliva e sarmenti.


Dopo avere appreso, dalla Nonna Lilì, tutti trucchi per fare il perfetto tagghiarinu, spesso lo ripropongo, mio padre appena mi vede impastare se la mutrìa, e al suo solito si mette a rumuliàri e a cuntari i tempi antichi.

A mia m’acchiana u nirbuso, è sempri a solita storia, che a tempo di guerra mangiavano solo tagghiarini e anzi, alla sua famiglia, andava sempre bene che avevano le materie prime e che loro erano ricchi e che invece la famiglia di mia madre sa passava scarsulidda e chi iddu, come il principe azzurro delle favole, ha salvato la fanciulla dalla miseria, insomma la solita tiritera che, temo, presto mi porterà all’esaurimento nervoso, mi sa che dovrò rivolgermi ad un bravo psicologo che mi possa aiutare a cucinare senza incorrere in crisi domestiche.

Ma andiamo ai miei tagghiarini.

Io li faccio così:


Tagghiarini cu sucu, a ricotta salata e i milinciani fritti.

O più semplicemente “Tagliatelle alla Norma”

Ingredienti per quattro persone:

Per le tagliatalle:

400 g farina di grano duro
Acqua quanto basta.

Per la salsa di pomodoro:

3 kg circa di pomodori maturi
2 o 3 cipolle
Ogghiu di chiddu bbonu q.b.
Sale
Pepe
Basilico

Inoltre.

2 melenzane
Ricotta salata grattugiata

Io ci comincio ca matinata, perché devono avere il tempo di asciugare prima di calarli, per cui: impasto la farina con l’acqua, prestando attenzione che l’impasto sia piuttosto sodo, volendo si potrebbero mettere due uova ma la nonna Lilì le faceva senza e poi vengono tanfuse, l’importante è che l’impasto sia molto sodo.

Dopo che scano l’impasto, a lungo a forza di braccia, faccio dei piccoli panetti tondi che stendo col matterello fino a formare una sfoglia spessa pochi millimetri, confesso che le mie sfoglie, vengono piuttosto sgummate, ma un ci fa nenti. Le stendo su una tovaglia che ho cosparso di farina e le lascio asciugare per circa un’ora.

Intanto che aspetto che asciughino metto le melanzane, tagliate a pezzetti a spurgare col sale, e squaro il pomodoro per il sugo, dopo circa tre quarti d’ora lo passo, dopo ingrancio la cipolla tagliata piccolissima e appena è trasparente aggiungo il passato di pomodoro, aggiusto di sale e pepe e lascio cucinare, a fuoco lento, per circa un’ora.

Intanto si sono asciugate le sfoglie e sono pronte per essere tagliate, le arrotolo su se stesse e su un tagliere le taglio a striscioline larghe circa 1 cm, non avendo le canne dove stenderle le metto direttamente sul tavolo infarinato e le lascio asciugare.

Ad ora di pranzo, friggo le melanzane in abbondante olio di oliva e intanto metto a bollire l’acqua per la pasta e scaldo il sugo aggiungendo abbondante basilico.

Prima di calare le tagliatelle devo avere tutto pronto, perché cucinano ‘n tempu ca tu cuntu, quindi: tavola apparecchiata, ricotta salata già grattugiata, melanzane tutte fritte, sugo caldo e genitori già seduti a tavola, una brava mamma chiede ai figli se si sono lavati le mani, io chiedo ai miei se si sono messi le dentiere!

Appena le calo, le salo e metto un filo d’olio per evitare che si attacchino tra di loro, pochi minuti e sono cotti, li scolo, li condisco presto presto col sugo caldo e li porto a tavola così, poi ognuno aggiunge a piacere le melanzane e la ricotta salata.

Di solito ne restano e la sera, mia madre che è sempre licca di cosi fritti, le scalda in padella con un filo di olio a fiamma alta e le serve per cena. Una vera leccornia!


antonella gullo


sabato 4 giugno 2011

Il Marocco in due x due (10° giorno)

domenica 17 agosto 1997 - decimo giorno

Essaouira - El Jadida

Sono le 23 e trenta e siamo nella nostra cella del bagno penale di El Jadida che la nostra guida considera un hotel a tre stelle. In effetti l'hotel Palais Andalouse ha un passato da sontuosa residenza di Pascià. E' ricco di marmi, mosaici e stucchi, ma le stanze sono allineate lungo corridoi alcatrazeschi che danno su un cortile interno pressoché invisibile per la presenza di alti muraglioni che non lasciano passare ne' luce ne' aria.

Il caldo è asfissiante e tutti i detenuti stanno in mutande nei corridoi facendo finta di chiacchierare con il compagno di cella.. Non si è mai visto un albergo con tutte le porte delle camere spalancate anche se inutilmente. L'aria fresca dell'oceano corre lungo i corridoi senza entrare nelle celle .

Oggi abbiamo lasciato la città del vento (Essaouira) alle undici dopo aver fatto inutili acquisti e dopo aver fatto conoscenza con un ragazzo disbile , Mustafà, che dipingeva su una piccola tela tenendo il pennello stretto fra le labbra.

E' stato il momento più toccante del viaggio. Poi siamo partiti dirigendoci verso nord. Lungo il tragitto abbiamo incontrato la città-cacca di Safir. Qui decidiamo di fare rifornimento di viveri, ma alla vista del mercato ci siamo quasi lanzati e siamo scappati via. Su un carretto di frutta c'erano più mosche che acini di uva. Tanto che non si capiva se vendesse uva con contorno di mosche o mosche con contorno di uva.

Dopo Safir, Oualadia. Qui le mosche lasciavano il posto ai vacanzieri che affollavano la splendida spiaggia protetta da due isolotti sabbiosi. Il mare appariva calmo, pulito e caldo. Decidiamo di proseguire alla ricerca di una spiaggia più bella, più accessibile e, soprattutto, più esclusiva.

Quando ormai ogni speranza era perduta ecco che Pippo adocchia una piccola trazzera a guardia della quale una bella fanciulla ci fa segno che da quella strada si arriva a mare. Arrivano anche la mamma e i vari fratellini. Seguiamo il consiglio, ma la strada, invece, porta in un fosso con un tubo di plastica.

Questo errore ci costa 2 sigarette. Le dobbiamo regalare ad un tizio che ci rimette sulla strada. Dopo 3 o 4 chilometri compriamo un mellone rosso. Il molonaro ci dice che il prezzo è di 3 dhiram al chilo. Poi pesa il frutto e agguanta la calcolatrice per calcolarne il valore.

Dopo 10 minuti di conti esce dalla sua tenda e ci mostra il display della calcolatrice : 390 dhiram !

-" cosa?..... 390 ? " - Si , 390 !. Elio dice che secondo lui pagare un mellone 72.000 lire è un po' esagerato. Ma il commerciante ci fa capire che il vero prezzo è 19 dhiram, cioè 3.534 lire. Cosa significava allora 390 ?. Non lo sappiamo.

A 55 chilometri da El Jadida, la svolta. Pippo ha l'ennesimo intuito assassino. Si decide di assecondarlo e allora imbocchiamo una trazzera che ci porta in una incantevole spiaggetta con patelle giganti. C'è anche uno che pare morto , ma poi non lo vediamo più e allora pensiamo che doveva essere vivo. Mangiamo l'anguria.

Dopo un caffè orripilante, arriviamo a El Jadida. Giriamo per un'ora attorno all'hotel che cerchiamo sballottati a destra e a sinistra da tutti quelli a cui chiediamo informazioni. Noi seguiamo tutte le indicazioni che ci forniscono, ma loro si contraddicono ad ogni incrocio. Ad un certo punto siamo noi a dire a loro cosa ci devono dire per indicarci l'hotel che comunque... troviamo per caso.

La tristezza riempe i nostri cuori. Non sappiamo come consolarci Decidiamo così di trascorre solo una notte in galera e non due come si era progettato il giorno prima. Passeremo l'ultimo giorno del viaggio a Casablanca. la città di Ric.

Dopo l'ottima cena al ristorante Le Broche, partiamo alla ricerca di un posto dove vendono birra. Ci facciamo aiutare da un ragazzo buono con nome ebreo e gola tagliata. Dice di avere subito una rapina dieci giorni fa. Lo carichiamo imprudentemente in macchina.

Ibraim ci aiuta a trovare tre lattine di birra calda in un locale nascosto e ormai quasi chiuso. E' tardi e tutti vogliono andare alla festa che sta per cominciare sulla spiaggia di Sidi Bouzid e che pare durerà tutta la notte. La festa, invece, è sotto la finestra della nostra cella. C'è un matrimonio e quindi tutti gli invitati urlano e sbattono piatti. Decidiamo di perdere un po' di tempo al bar dell'albergo dove ci servono della birra ghiacciata. E, cosa più sorprendente, il cameriere è un tipo molto sveglio.


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vai alla puntata successive (la fine del viaggio)

martedì 24 maggio 2011

Pigafetta va ad Alicante (2): la pipì prioritaria

Eccoci in volo. Il comandante tiene per il 90% del tempo il segnale di cinture allacciate, anche se voliamo sul velluto. Sospetto che sia un modo per tenere il corridoio sgombro e i passeggeri seduti, in modo da permettere al personale di bordo di passare e ripassare continuamente, offrendoti in vendita di tutto. Mi rendo conto che uno puo’ anche comprare per noia o per disperazione, perche’ vedo che questi incassano.

Mezz’ ora dopo il decollo, sicuro ormai che la spia accesa fosse una dimenticanza, provo ad alzarmi per fare pipi’. Vengo fulminato da un’ assistente di volo (assistente di chi? Dei passeggeri no di certo), che mi fa notare come il segnale sia ancora acceso. Faccio notare che e’ cosi’ dal decollo, che siamo da un pezzo in assetto da crociera, e che comunque mi scappa. Mi guarda con odio e mi respinge dicendo che di li’ a poco il segnale si sarebbe spento.

Cosi’ avviene infatti. Ma alla toilette c’è già’ la fila. Mentre attendo il mio turno in piedi il segnale si riaccende, e, “ manu militari”, io e gli altri veniamo risospinti ai nostri posti. Intanto loro ripassano con l’ ennesimo carrello, riuscendo a vendere altra roba: nessuna turbolenza.

Dopo 10 minuti via libera: di nuovo in coda, ma la toilette disponibile è solo una. L’ altra porta il segnale di occupato, ma nessuno esce , e molti si chiedono se ci siano problemi.

Finalmente la hostess la apre dall’ esterno, stiva qualcosa dentro, poi finalmente la sblocca per il suo naturale uso. Sono ormai in pole position, ma riscatta il segnale delle cinture di sicurezza. Ormai sono pronto alla resistenza passiva, ma da lì certo non me ne vado. Fingendomi sordomuto resisto ai richiami delle hostess e appena esce il signore che la occupava mi fiondo dentro. La vescica uno Zeppelin.

Godendomi la sospirata minzione, mi chiedo perche’ nell’ offerta non ci sia, magari per 5 miseri euri, anche la pipi’ prioritaria. Sarebbe certo un business, e calcolo mentalmente le royalties che potrei incassare suggerendo l’ idea alla direzione marketing della compagnia aerea.

Inutile dire che l’ unico vuoto d’ aria e’ arrivato proprio al termine della delicata operazione, con effetti collaterali che ho il pudore di non descrivere.

Raggiante per il successo del blitz, sia pure intimamente inumidito dall’ effetto collaterale, esco ma non posso riguadagnare il mio posto: l’ ultimo carosello di vendite e’ in corso, pecore di pelouche e aeroplani scala 1:16 vanno via come il pane, per non dire dell’ eau de toilette firmata dal noto stilista.

Devo sedermi dove posso e allacciare la cintura: l’ unico posto disponibile e’ inevitabilmente accanto alla signora Tyson, il cui ubertoso decolte’ e’ pieno di briciole che lei raccoglie con pazienza certosina, mettendole in bocca con rara eleganza. Mi sorride radiosa, e mi aspetto che mi offra di dividere gli ultimi avanzi, imboccando anche me. Non lo fa, e resto quasi deluso. Deve essere una donna straordinaria, non fosse altro che per i bicipiti, che le ammiro con invidia.

Tornato finalmente al mio posto, scopro che mi hanno ciulato anche il settimanale nuovo nuovo del quale avevo letto solo la vignetta iniziale: esproprio proletario? Lotta di classe contro il potere e il privilegio di una cellula di irriducibili “low costers”?

Ma siamo in fase di atterraggio, e’ quasi finita, spero solo che non arrivi l’ applauso….

E invece eccolo puntuale al primo attrito delle ruote con la pista, manco fosse il l’ acuto finale di Pavarotti ,buonanima, in “ O sole mio”. Si sente anche qualche fischio e un paio di richieste di bis.

Questo dell’ applauso all’ atterraggio, dopo Berlusconi, Riina e Frattini, e’ un motivo, sufficiente ma non necessario, per vergognarsi di essere italiano, e terrone in particolare.

Nell’ abbandonare l’ aereo, nessuno del personale saluta i viaggiatori: sono tutti impegnati in una concitata conta degli incassi: devono mancargli dei soldi, fanno conti, hanno le facce preoccupate.

La cosa mi infonde un subitaneo buonumore…

Il Pigafetta

domenica 8 maggio 2011

Pigafetta va ad Alicante (1): un capitalista dal volto umano



Sono qui per partecipare a delle regate veliche. In onore al mio pseudonimo, amo navigare. Per la prima volta ho viaggiato con una nota compagnia aerea “low cost”. Con la quale si fa tutto on line. Il primo rigo dell’ offerta, pubblicato sul web, propone un prezzo davvero interessante.


Decido di fare la prenotazione. Man mano che scorro le procedure per confermare il booking, mi accorgo che ad ogni passaggio il prezzo iniziale va lievitando. Tasse aeroportuali. Bagagli . Pagamento con credit card. Posto preassegnato. Di “low” rimane ben poco, ma a questo punto mi lancio nello spendere altri 15€ aggiuntivi per l’imbarco prioritario; crepi l’ avarizia, viaggero’ da signore! Ma attenzione: questo non mi esime dal rispetto delle rigorose procedure, e delle precise limitazioni, previste dalla compagnia.


Gli sgarri si sistemano solo pagando pronta cassa. Esempio: se fai la prenotazione e il pagamento on-line, ottenendo conferma, ma non stampi la tua carta d’ imbarco da presentare al check-in, l’ addetto ti dà un bigliettino e tu vai alla cassa e paghi 40€ di penale ( e’ successo a un bel po’ di gente davanti a me). Inoltre, Il tuo bagaglio a mano deve misurare tassativamente quanto un volume della Treccani, e pesare la meta’.


Non e’ ammesso portare nessuna altra borsetta, neanche la macchina fotografica a tracolla. Il bagaglio in stiva puo’ pesare invece ben 15 kg, perdinci! Tutto è regolato da un ponderoso documento scritto piccolo piccolo come una polizza assicurativa.


Confesso che, anche se mi sono sciroppato la polizza e mi sento preparato, una certa tensione da esame universitario(ricordi remotissimi) si impadronisce di me, man mano che la mia fila al check- in procede.


Calcolo che uno su tre torna dal banco con un bigliettino in mano e un’ imprecazione in bocca, sia pure nelle lingue piu’ disparate. Soprattutto bergamasco e calabrese .Passo davanti a un baldacchino con gabbietta, che serve a misurare dimensioni e peso del bagaglio di cabina. Sicuro di me, inserisco il mio trolley, all’ uopo acquistato( € 39), nella gabbia, che d’ ora in poi chiamero’ la Stronza.


Ma il sangue mi si gela: E’ più spesso della Stronza, e per 1 o 2 cm non ci entra! Provo a forzare con nonchalance, per non dare nell’ occhio, mentre mi sento aggredito da un senso di colpa. Non entra. E’ quasi il mio turno, sto gia’ sudando, non voglio essere punito… Do un colpo tale al trolley che si incastra a perfezione dentro la Stronza, che pero’ piomba a terra col suo traliccio pubblicitario di sostegno, fra un clangore di ferramenta.


Nonostante gli sguardi attoniti della folla, il mio primo istinto e’ di indicare a tutti che il mio bagaglio e’ a posto, mentre la security prontamente accorsa rimane incerta se aprire il fuoco: ma si vede che come attentatore non li ho convinti. Anzi, mi hanno aiutato a disincagliare il trolley, ma non e’ stato facile, la Stronza e’ un osso duro.


Supero indenne anche la prova bagaglio grande, e felice della mia impresa vorrei esultare come Miccoli al Barbera: ma qui non c’è la curva sud.


Rido al pensiero di tutte le paranoie che mi sono fatto e riacquisto fiducia in me stesso. Ma di li’ a poco mi accorgo che non sono paranoie, ma sintomi di una patologia sociale che colpisce i volatori low cost.


Alcuni passeggeri, infatti, nel corso dei 90 minuti di attesa causa ritardato arrivo dell’ aeromobile(diventati 110 all’ arrivo), mi riferiscono di incubi notturni a partire da una settimana prima del volo, e di costi aggiuntivi dovuti all’ acquisto di metri laser e bilance ad altissima precisione.


Uno tizio strano mi dice addirittura che una volta moglie e figli, stivato l’indispensabile per loro,gli hanno lasciato a disposizione 1760 grammi e pochi decimetri cubici. Ha ovviamente sforato e pagato multa da 30€. Da allora coltiva la scienza del bagaglio “low cost”, e, illustrandomi misteriose teorie geometrico-matematiche, si vanta di non aver mai più sgarrato, da venti voli a questa parte. Senza considerare”-dice un altro filosofeggiando– “le ore perse a ricombinare all’ infinito i propri effetti personali, nel mix bagaglio grande- bagaglio piccolo, per decidere cosa far rientrare e cosa sacrificare alle implacabili leggi del volume e del peso.-“Dopo interminabili selezioni si va nel pallone, e ci si trova al mare con i mocassini di vernice e un solo cambio maglietta per 15 giorni ”- afferma un altro, indosso al quale e’ difficile immaginare scarpe di vernice ( e magari si cambiasse maglietta ogni 15 giorni!).


Solidarizzo genericamente,innervosito dal ritardo, mentre il discorso dei forzati del low cost si sposta sulle strategie per raggiungere i posti migliori prima degli altri. Scopro che esistono personaggi mitologici che riescono sempre a occupare la prima fila, pur avendo speso 20 € in tutto.


La fila all’ imbarco e’ gia’ lunghissima. Sono li’ da un’ ora e mezza. Me la rido, i miei 15 € sono stati un ottimo investimento! Finalmente chiamano il volo. Mi aspetto di trovare una fila apposita per l’ imbarco prioritario, ma mi spiegano che non c’ è: devo scavalcare tutti e raggiungere la prima fila. Ma sarebbe come fendere una folla di talebani al grido di “ Viva la Madonna”!


Non ho il coraggio. La mia autostima precipita ai minimi, non posso essere cosi’ codardo!


Dopo breve iperventilazione, parto sventolando la carta d’ imbarco e urlando “Priorita’!”. La strategia sarebbe di darmi un contegno deciso ma non altero, e sembra funzionare: sia pure fra sguardi torvi e lampi d’ odio, avanzo indenne per 3/4 della fila, con la faccia da pirla di quello che in fondo solidarizza, pur essendo un privilegiato.



Ma anch’ io ho un cuore: arrivato dietro a una famigliola (genitori e 3 bambini tutti e 5 grassissimi), non me la sono sentita di scavalcarli (non ci sarei mai riuscito, la signora sembrava Tyson), e mi sono accodato: in fondo sono un capitalista dal volto umano.


...continua


il Pigafetta

sabato 7 maggio 2011

Come Don Backy rovinò una festa!

Un posto magnifico, la Tonnara Bordonaro di Palermo; un clima terso; un gruppo di amici riuniti per festeggiare il 50° compleanno di una donna vivace e raffinata; un menù delizioso pieno di sorprese e di succulenti delizie preparate dal mitico chef Nando Napoli.
Tutto filava liscio, mannaggia! Quando qualcuno (ma chi, poi?) sfodera una domanda , buttata lì tanto per parlare, per fare lo spiritoso, o per chissàcheccosa: quale è il vero nome di Don Backy?

A voi pare una fesseria, ma improvvisamente tutta la gente in festa si concentra su questa futile e storica domanda. Iniziano così a spuntare gli eperti degli anni '60. Ma questi esperti ben presto scoprono di non essere tanto esperti . Conoscono il nome dei 4 Cetra, lo pseudonimo di De Andrè (Faber) il vero nome di Patty Pravo (Nicoletta Strambelli), di Bobby Solo (Roberto Satti) , il nome della moglie e dell'amante di Walter Chiari (Alida Chelli e Ava Gardner), ma nessuno, proprio nessuno sa come diavolo si chiama all'anagrafe Don Backy, neppure chi si vantava persino di avere assistito ad un suo concerto a Sciacca.

La festa è andata a rotoli, e tutti mogi mogi sono tornati a casa tristi.
Il presente , lo sappiamo, non lo domina più nessuno dei neo cinquant/sessantenni. Ma il passato, quello non lo aveva mai messo in dubbio nessuno. E scoprire che non si conosce il vero nome di Don Backy è stato veramente, ma veramente un triste risveglio!

... Don Backy si chiama Aldo Capone!

p.s.
un commentatore ci ha giustamente corretti: Aldo Caponi

martedì 3 maggio 2011

Pasta chi vrocculi arriminata


Circa due anni fa, doppu na sciarra cu me matri, mio padre, nivuru comu a pici ci dissi a mia sorella a menzana che voleva chiedere il divorzio, me soru, spiciusa e panza lenta ci u iu a cuntari a un suo amico nonché avvocato il quale, ancora chiù ‘ntropitu di me soru, ci disse che per il giudice sarebbe stato un problema capire a chi dovevamo essere affidate noi figlie, per farla breve ci fu na simanata di teatrino.
L’ardua e farraginosa questione, per fortuna, dopo poco tempo s’allentò, ma tuttora i due piccioncini, che cinquant’anni di matrimonio non li devono più fare, oltre a tubare, continuano a pizzuliarisi picchì me patri sostiene che mia madre un sapi cociri e ogni tanto lo dichiara in presenza di testimoni, accussì cu un u voli sapiri un u sapi! Ovviamente, dda cristiana si offende, ci rispustìa,e pi na picchidda di jorna fa una sorta di guerra del silenzio, mio padre si chiude nello studio a leggere o a stunarimi aricchi con le sue ragioni, mia madre, di contro, da brava fimmina di casa, assolve si ai suoi doveri coniugali, ma in maniera ridotta assicurando solo il sostentamento e la pulizia del coniuge, per il resto gli vota la grevia, diventa sfrigiusa, sadica di moriri e a ddu puntu ci prepara pi manciari cosi che sicuramente non gli piacciono, siddu i voli si mancia siddu un i voli si sta diunu!

In maniera particolare mio padre odia broccoli, sparaceddi e affini l’unica cosa che mangia di gusto è la pasta cu vrocculu arriminata purché sia bianca! .

L’atra volta, dopo una piccola questione mia madre mi ha chiesto di comprare un broccolo, o per meglio dire un cavolfiore, raccomandandomi di scegliere il più grosso, ebbene glielo ha cucinato in tutti modi possibili e immaginabili tranne che arriminatu ‘nta pasta!



Ingredienti per 4 persone:

un cavolfiore
quattro sarde salate
una cipolla rosa
una busta di passolina e pignola
350 gr di bucatini o mezze penne rigate
Olio
Sale



Preparazione

Lessare il cavolfiore in abbondante acqua salata, nella quale dopo si andrà a calare la pasta, intanto che il cavolfiore cuoce soffriggere la cipolla avendo cura di non farla bruciacchiare, farla imbiondire e toglierla dal fuoco per scioglierci le sarde salate.

Appena il broccolo è ‘ngriddu tirarlo fuori dalla pentola con un mestolo forato e metterlo nella cipolla soffritta, aggiungere l’uvetta e i pinoli precedentemente messi in acqua calda, e lasciare andare a fiamma molta bassa, intanto calare la pasta nell’acqua di cottura del cavolfiore, appena cotta, ma non molto, scolarla per arriminarla nto tianu dove abbiamo preparato la conza cu vrocculu, ultimare la cottura a fiamma vivace regolando la consistenza con un po’ di acqua di cottura a seconda se piace asciutta o un po’ più succulenta.



antonella Gullo

domenica 17 aprile 2011

il Marocco in due x due (9° giorno)

Sabato 16 agosto 1997 - nono giorno
Essaouira

Di buon mattino, alle 10 e 30, lasciamo l'albergo con un piano ben preciso 1) acquisto scarpe e rullino 2) gita in cammello con bagno senza cammello 3) pranzo a base di pesce arrostito al porto .

Il vecchio scarparo è molto felice di vederci.
Ha già pronte le scarpe di corda ed Elio tira fuori la somma pattuita , 400 Dh. Ma due banconote da 100 Dh sono incollate tra loro a causa del sudiciume e così il vecchio ne conta solo 3 per un totale di 300 Dh. . Pensando di essere stato imbrogliato , ha uno scatto di nervi e butta i soldi in faccia all'incolpevole Elio. Elio tiene saldi i nervi e gli mostra con chiarezza l'esatta entità del gruzzolo : 400 dhiram.

Riprendiamo la macchina lasciata in custodia al muto di Essaouira tentando di raggirare anche lui.
. La manovra a marcia indietro viene sventata dal furbo muto che ci costringe a pagare 5 Dhiram Siamo al secondo punto all'ordine del giorno. La passeggiata in dromedario ha inizio davanti il nostro albergo. I ruminanti sono due. Uno è chiaro, agile e veloce. L'altro scuro e pure lento. . Anche i cammellieri sono due. Uno puzza, l'altro no. Il puzzolente somiglia, ovvimente, a Toninho Cerezo

Le due navi del deserto si fanno largo tra la folla di bagnanti marocchini che al nostro passaggio ci salutano e ci sfottono. Ci sentiamo come turisti in carrozza a piazza Politeama. Solo che i palermitani non sfottono i turisti, semplicemente non li cacano.
Arrivati in fondo alla spiaggia veniamo posati. Verranno a riprenderci fra due ore.

Elio confessa di avere sofferto parecchio. Per fortuna la puzza del cammelliere lo distraeva dalla vera tragedia che si andava consumando. Il culo , strisciato sulla dura sella, mostrava evidenti segni di abrasione . Ne mancava anche un pezzettino. Tentiamo più volte di fare il bagno , ma le condizioni sono proibitive. La temperatura dell'acqua sfiora i 5 gradi , il vento sferzante ci scaraventa in faccia secchiate di sabbia ed il sole cocente ci ustiona. Dopo un'ora e mezza i due gnuri vengono a riprenderci e la gita finisce qui.

Ora ci tocca andare al porto e mangiare il pesce arrostito sul posto.
Giriamo tra le bancarelle in cerca di aragoste vive e costose. Invece sono tutte morte.... e costose. Solo una sopravvive . La compriamo sotto gli occhi invidiosi di quattro francesi micragnosi che devono accontentarsi di una sogliola.

Il pranzo è regale : aragosta, calamari atlantici e gamberetti sono gustosissimi. Peccato che non ci sia il vino bianco. Addobbiamo con limonata calda. Dopo pranzo facciamo una passeggiata per il porto tra pescatori che scaricano sardine , commercianti che vendono sardine e operai che salano sardine.
La puzza è insopportabile. Sentiamo che ci manca qualcosa. SI! Un tè alla menta.

Torniamo così nel bellissimo chiostro dell'hotel Al Riad Medina. E' sempre sorrisone a servirci. Siamo soli, ma lui sostiene che c'è beaucoup de monde ed è stanco morto. Dopo la siesta ceniamo al solito buffet affumato dalle sarde arrostite. Scegliamo un tavolo con tre coperti , ma il cameriere non vuole farci accomodare visto che noi siamo in due.
Elio lo sorprende togliendo un coperto dal tavolo e dicendogli --" Visto? Ora questo è un tavolo per due! "- Lui va via pensieroso. E' stata una lezione che non dimenticherà mai. Mai all'Istituto Alberghiero di Agadir gli avevano insegnato una cosa del genere ! Trasformare un tavolo per tre in un tavolo per due. Geniale !

Ed ora la perla della giornata : tè alla menta all'hotel Villa Maroc.

Posto elegantissimo e raffinato.Al momento di pagare, però, non troviamo nessuno disposto a incassare i nostri soldi
. Tutti gli impiegati sono andati a casa e il portone della villa è già chiuso. Decidiamo, per non dare nell'occhio, di non scappare. Anzi ci faremo una partita a scacchi sfruttando una scacchiera di legno gigantesca . La partita va per le lunghe e non possiamo concluderla. Andiamo via . . .

Questa è l'unica truffa che oggi ci sia riuscita
. Un tè alla menta a villa Marocco senza pagare !!!
Ci sentiamo ricercati

sabato 12 marzo 2011

frasi celebri (24)

pitecschoolOccorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza. … Occorrerà resistere alla tendenza di render facile ciò che non può esserlo senza essere snaturato.”

Antonio Gramsci

martedì 8 marzo 2011

e ho un marito intelligente


Oggi è l'8 marzo ed è festa.

La città è tappezzata di personaggi che ti vendono a prezzi esorbitanti mimose che sembrano dello scorso anno.

In ufficio, colleghi, che durante l'anno non ti guardano in faccia ma altrove, si presentano e ti dicono "auguri!"come se fosse il tuo compleanno.

Tutti ti offrono servizi vari a prezzi abbordabili: il parrucchiere, il ristorante, il supermercato, eccetera.

E noi?

Che facciamo noi?

Ce ne andiamo al ristorante senza i mariti -non tutte, ovviamente- ma dopo averli sistemati per benino, in modo che abbiano cibo e bevande a sufficienza sino al nostro ritorno, stimato nelle tre ore successive.

Per non parlare di quelle che frequentano i locali di spogliarello maschile ... eccetera.

Lungi da me dire che la festa della donna dovrebbe essere ogni giorno perché siamo brave;

-perché riusciamo ad occuparci bene di tutti i membri da 0 a 90 anni della nostra famiglia -un po' meno bene di noi stesse-;

-perché lavoriamo dentro casa e fuori casa senza fare mancare nulla, sentendoci pure in colpa dal momento che trascuriamo i nostri figli -ma li abbiamo fatti da sole o con i nostri compagni? e perché non se ne dovrebbero occupare anche loro?-

-perché, se è necessario, siamo disposte anche a trasferirci per seguirli, ma è raro che accada il contrario;

- perché, se occorre, ci aggiustiamo il ferro da stiro o attacchiamo quadri o simili amenità, ma la lavatrice rimane un mostro che i nostri uomini non combattono perché-poveretti- già impegnati sul fronte televisore o PC.

Già tutto risaputo.

Vi voglio pertanto provocare:

ma se siamo tanto brave, perché alcune continuano ad andare a letto con chiunque pur di avere un posto o un avanzamento di carriera?

Perché, raggiunto il vertice, ci comportiamo come gli uomini o anche peggio di loro?

Perché spesso siamo nemiche tra noi?

Mi capita, a volte, di lamentarmi perché i miei gemelli in fase preadolescenziale siano di umore mutevole. Ottengo sempre risposte tipo: non hai ancora visto niente, ci siamo passate tutte e similari.

Ma se mi deste un consiglio, un suggerimento su come fare, no,eh?

Cos'è, una gara? Io l'ho superata, ora tocca a te? La maternità in carriera!!!!

Dal momento che io non lavoro fuori casa, vengo o invidiata o schifata.

Nel primo caso, perché sono padrona del mio tempo.

Oddio, non me n'ero accorta di tanta libertà!!! Ho tre figli da ritirare da scuola a tutte le ore, perché in questa città il tempo pieno è un'utopia; il pomeriggio ho il rito dei compiti e delle attività extrascolastiche, compresa la frequentazione dei compagni. Trascuro tutto ciò che occorre per la gestione della casa, di cui mi devo fare carico perché"non lavoro fuori casa". Trascuro il fatto che, non lavorando, il budget è ridotto e la baby sitter è solamente per le emergenze.

E ho un marito intelligente.

Sono schifata da parte delle lavoratrici, perché “facciamo le stesse cose che fai tu, ma con meno tempo disponibile!”

Ragazze, non posso cambiare il corso della mia vita, non vi posso spiegare le ragioni dello status in cui mi trovo, e non lo ritengo importante.

Ma, per me e per tutte le altre, vi chiedo di comportarvi da donne e non da stupidi maschi stressati: riappropriamoci della capacità di guardare dentro le cose, non giudichiamo e non invidiamo.

Buona festa a tutte!!!!

sabato 5 marzo 2011

Il Marocco in due x due (VIII giorno)

venerdì 15 agosto - ottavo giorno

Marrakech - Eassouira



Oggi il caldo non è così opprimente, è solo soffocante. Dopo aver fatto colazione e controllato i deludenti risultati della schedina marocchina, partiamo per Essaouira. Prima però vogliamo vedere la piazza Djema el Fna di giorno.


E' sempre affollata e caotica, ma mancano i distributori di salmonella, ossia le bancarelle fast food dove abbiamo cenato ieri sera. Per fortuna sono presenti quelli che offrono il microbo ibernato nel ghiaccio dell'aranciata.


In un baleno troviamo la strada che ci condurrà a Essaouira in meno di due ore.


Dopo centoventi minuti, infatti, avvistiamo l'enorme distesa dell'oceano Atlantico. Qui fa quasi freddo . La spiaggia è immensa e piena di marocchini in vacanza. Il mare non è molto invitante a causa del colore (beige) e del suo stato di agitazione. L'albergo Tafout è modesto , ma possiede eleganti saloni e ampi luoghi di vita comune. Per questa sera è previsto il buffet. Siamo emozionati per l'avvenimento.


La nostra stanza si affaccia su una zona che ci ricorda Romagnolo e i bagni Virzì. Qua e là cumuli di terra scaricata abusivamente da camionisti frettolosi, poi rottami di auto e cani rognosi che gironzolano in cerca di immondizia. Usciamo per fare una passeggiatina di perlustrazione.


Il paesino è un gioiello. Pulito, ordinato e salubre. I commercianti dialogano alla pari con i clienti senza stress e avidità. Anche i turisti sono docili e rilassati. Sorseggiano tè e masticano corna di gazzella (dolce tipico ndr) nei numerosi bar dislocati in eleganti e fascinose piazze chiuse al traffico.


Visitiamo i negozi come se fossero salottini di amici pronti ad ospitarti per un tè. Chi ci parla della sua lontana terra, chi delle sue gazelle (donne n.d.r.), chi addirittura dorme adagiato su comodi kilim in attesa di un gentile cliente che lo desti amorevolmente come il principe con la bella addormentata nel bosco. Ci sentiamo Alici nel paese delle meraviglie.


Rincuorati da tanto calore umano, risaliamo in auto per esplorare la costa a sud di Essaouira . Ci imbattiamo nel paesotto berbero di Diabet o Diabat. Sono 10 o 12 case senza significato. Però Jimy Hendrix è passato di qua. E tutti sono felici di questo.


Alle 20,05 ci precipitiamo al buffet. C'è già la coda dei clienti che non vedevano l'ora che arrivassero le otto


Tutti i locali dell'hotel sono invasi dal fumo delle sarde arrostite. Infatti lo chef ha pensato di fare cosa gradita agli ospiti accendendo la brace nella sala da pranzo.Con le finestre chiuse


Riempiamo i nostri piatti con insalate, pollo, riso, caponata, sarde arrostite (ovviamente), pomodori imbottiti e ci andiamo a piazzare vicino la finestra. Che apriamo. Accanto a noi una coppia di italiani (il gigante padano e la sua donna) che si lamentano per il fumo puzzolente che li investe in pieno.


Dopo cena torniamo in città a piedi lungo la spiaggia brulicante di festosi magrebini in vacanza. C'è pure un luna park con un autoscontro circondato da decine di curiosi. Ma il curioso è che ciò che guardano sono delle macchinine assolutamente ferme che quindi non si scontrano. Questo, per loro, è molto divertente.


Decidiamo di prendere il solito tè alla menta all'hotel Al Riad Medina. Al piano terra c'è un terrazzino-cortile mozzafiato per la sua bellezza. E' l'apoteosi dello stile orientale, del relax e del fascino. Tutto è perfetto. Anche i clienti sono bellissimi. Elio ed io progettiamo di tornare qui in futuro con le nostre donne (future). Ad un certo punto arriva un signore con impermeabile beige e portamento fiero. Immaginiamo si tratti del gestore della locanda. Poi scopriamo che in effetti si tratta del commissario di polizia. La sua faccia ci ha ricordato quella di Mohammed Alì degli anni '60.


Chiamiamo il cameriere. Sorride sempre, ci confida di essere molto stanco. Ed infatti il tè ce lo porta 45 minuti dopo averlo ordinato.


Ma non tutti i clienti si comportano bene . Accanto a noi un francesone raccatta tutte le patatine fritte lasciate nei piatti del tavolo vicino e le fa mangiare alle sue amiche che invece di schifiarsi ridono. E' una scena da quark: il saprofita che nutre le sue femmine.


Tornando in albergo passiamo dal porto. Qui scopriamo il luogo dove i pescatori arrostiscono il pesce scelto dal cliente . Uno di loro ci chiama. Assomiglia a Toninho Cerezo.


Anzi qui tutti assomigliano a Toninho Cerezo ed hanno un accento portoghese. E' evidente che il calciatore carioca sia passato da queste parti 25-30 anni fa e che si sia divertito parecchio.


Dimenticavamo di dire che questa è soprannominata la città del vento, ma noi preferiamo chiamarla il villaggio della bufera gelida visto che la brezza estiva si è trasformata in grizzly.



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