giovedì 30 agosto 2012

L’Opera al Nero.


Ho l'impressione di conoscere Zeno da sempre, ho la contezza empiricamente quasi certa che sia il mio idolo/specchio riflettente: il nostro comune essere fatti di bianco/nero -perfetta tragica dicotomia-, la nostra fame di conoscenza, la nostra curiosità per l'osservazione dell'essere umano, la nostra capacità di stabilire -e mantenere-empatie con altri (io psicanalista mancata? sembrerebbe di sì, a quanto dicono), il nostro tendere ad andare "oltre" correndo qualsiasi rischio, la nostra infinita dedizione al coraggio, il nostro intransigente bisogno di Verità (parola oggi tanto desueta), l'adrenalico entusiasmo delle scoperte, anche le più piccole, degli incredibili colori della Terra,la nostra infantile capacità di stupirsi, ancora, e arrossire, la nostra impossibilità di centrarsi su se stessi perché troppo orientati al mondo, alla Vita.
il nostro essere magma, incandescente, e materia morbida plasmabile, fuoco e aria, desiderio e leggerezza, vitalità e consapevolezza, carattere e serena pacatezza, tempesta e tenera paceTutto questo, ci è comune Tutto questo non è, poi, semplicemente, l'essere umano?L’alchimista Zeno.
C’era una volta il nero che cercava- con tutte le sue forze- di incontrare il bianco…. L’impresa ardua, dura, impossibile. Il bianco rimaneva sempre distante, inaccessibile. La volpe e l’uva? O solo uno strano, imperscrutabile, incomprensibile tendere a raggiungere ciò che veramente raggiungere non possiamo perché….non è stato creato per noi.
Come se uno sbadato scacchista avesse malamente assemblato pezzi distinti –e incompatibili- di pedine di dama, e torri e cavalli e re e regine. Il gioco non si può FARE. Il fare. E’ questa, dunque, l’essenza, quella vera, la più pulita e netta e profonda, dell’esistenza? Tentare l’impossibile, invece che accontentarsi del certo, del facile, in una parola del possibile…?Ciò che più da me é diverso, distante, improbabile, di più affascina la mia audacia.
Oggi che cammino nei miei piedi, e non so dove intendano portarmi, su quale via si stiano dirigendo, oggi che l’armonia perfetta dell’ascolto di note penetra nella mia pelle, fa scorrere più veloce il sangue nelle vene e lascia fuoruscire fiumi, valanghe di pensieri e sensi liberi, intensi, caldi, così com’è calda, viva la pelle, il cuore che batte, la vita che sussurra e alita dentro di me.
Chi è vivo …..batta un colpo, o meglio dia uno strattone a chi vivo non è, e non sa di non esserlo. Soffro per chi vive una vita non scelta, non desiderata, per cui valga la pena di combattere, di soffrire anche. E tanto.
Resta in superficie, tu che hai troppa paura di sfidare l’incerto, tu che hai troppa paura di tendere al nero, o al bianco, tuo/suo contrario, una vita che é già non viva, fantasma di gioia e paura, di sensazioni, contraddizioni, perché tanto di bianco e nero é in noi.
Non manicheistica divisione fra bene e male ma di più, complessità, ecletticità, poliedrico ricco-povero essere umano che tanto in sé raccoglie e tanto di sé perde. Dalla gioia della profondità, dalla leggerezza del dolore, tira fuori ciò che di più bello c’é nell’anima tua: la purezza della tua bianca ragione incontri l’alchemica complessità di quella opera al nero che é un essere umano, tutto, intero, complesso, arduo -quanto vano forse- tentativo di coniugare paure con slanci verso l’infinito, perfetta incompiutezza e caleidoscopica contraddittorietà, materiale debolezza e geniale –quasi olfattiva- sensazione di trascendenza.
C’è, dunque, davvero qualcosa in me, in noi tutti che guarda più in alto, che percepisce un oltre verso il quale inconsapevolmente mi dirigo? E io, imperfetta opera al nero, costruzione mal improvvisata, io tentativo incauto e casuale di alchimisti ignoranti e curiosi, epperò ammalati di scienza e di sapere, spinti affannati dal desiderio profondo e metafisico di guardare oltre il velo della Natura di tutto-tutti e dopo averlo strappato essere in grado di guardare dritto al suo centro-origine, senza più paura o insicurezza o frustrazione o dolore, e sentire una voce dentro che sussurra: ora, calmati, sei giunto infine, guarda l’infinito, e ciò che c’é oltre.
Chiamalo Dio, o Jahvé, o Allah o Jeshua Ben Joseph (Gesù)…l’Uomo che ha visto oltre, dove c’era il Nulla, e il nulla era pieno d’Amore, l’amore chiamalo comunismo o salvezza o resurrezione o sms o come ti pare.
Basta che tu ci creda.
Oppure chiamalo semplicemente ciò che mi serve per essere felice. Tutti abbiamo il sacro dovere verso noi stessi di cercare di essere felici”Per essere felice, che mi occorre dunque? Sapere per certo che il bianco -per sua stessa natura- non incontrerà mai il nero? Apriti, dunque, cuore mio, alla sconfitta. Accettala e rassegnati. Ciò che hai sognato non esiste, o forse non è raggiungibile.
C’é dell’altro, ed é vicino, ed é caro e confortante: é il calore e l’odore della mia pelle, é il suono della risata, é cantare durante un temporale per coprire l’assordante –e per me terrorizzante- rimbombo dei tuoni, é – molto di meno e molto di più- un sorriso per strada, un grazie del cuore.
Che il cervello abbia pace, e lasci che il nero si allontani dal bianco, che muscoli e ossa e carne accettino il limite della loro stessa natura materiale, finita, peritura. Ciò che é vivo in me, in me vivrà per sempre, fino a che io non avrò fine. E quel giorno, l’anima spargerà nell’aria, nel Cosmo, ancora Amore, e Vita, trasferendo la sua Immortalità in un corpo altro (Mah, spero non si tratti di un topo…!).Più di ogni cosa importante è …...provare emozioni. Desidero, …dunque sono vivo.
Come il mare di continuo cerca di raggiungere senza esito la terra, come la barca ad ogni onda si inclina verso l’orizzonte per poi impennarsi allontanandosene, come la pioggia tenta di raggiungere il deserto ma frenata da imperscrutabili pressioni atmosferiche mai ci riesce, come il cupo nero alchemico stregonesco avido -e perché no forse invidioso?- cerca la lucentezza del bianco puro, intonso irreale, mai percorso da fremiti di dolore o di passioni, come tutto ciò che –in se stesso imperfetto- tende alla pace incompiuta ed irrealizzabile della diversità dalla sua imperfezione, difetto, pestifero bubbone, kafkiano scarafaggio, orrido mutante, umano incompiuto infelice tendi a liberarti della tua pelle materiale per assurgere alla trascendenza...?
Animo sensibile, forse solo la depressione ti prenderà.Oppure no, lascia che sia amore che ti prenda, che ti culli per tutta la lunga notte.E poi….sarà giorno
Oscuria

mercoledì 29 agosto 2012

Guglielmina Gunt va a Lipari. Nnì so frate


Agosto…
Il “GU” scivola immenso silenzioso candidissimo delfino sul mare privo di onde increspature virgole, e deciso punta il rotondo musetto libero privo di morso verso i faraglioni di Lipari.
Ha fame di andare all’orizzonte. Come noi. Ciascuno dei sei lascia un pezzo di cuore qui e adesso. Il pensiero è un lampo spontaneo, nessun filtro. In silenzio, rimangono sei.
La costa frastagliata e due lunghe spiagge rannicchiate tra le pareti a picco ci appaiono, sorrisi della montagna eoliana. Sento la bellezza della Natura: brividi drizzano la peluria delle braccia e delle gambe, solletico alla nuca. Mi sorprende, sempre. Desiderio muto espresso: vorrò stupirmi, ora e per sempre, dei più incredibili colori della Terra. Mi lecco le labbra, rosse e gonfie per tre giorni di continuo vento e sole. E’ quasi un’esperienza erotica. Tutti i cinque sensi allertati, e forse di più, undici…???
Appare la prima roccia sul mare. Un grande canguro la testa china sul petto, riflette o riposa o…ha paura. Gli arti raccolti sotto di sé, i muscoli molli, si sta riprendendo prima del…grande balzo. L’Ultimo
La seconda roccia
Da lontano dapprima assume le sembianze di un totem pellerossa. Per cambiarsi, quindi, all’improvviso, in un viso d’uomo. Una maschera di dolore la bocca spalancata in un urlo muto i capelli disordinatamente trattenuti sulla fronte da una fascia, più giù lunghi e scompigliati. Mi trema il cuore
Mi giro al Vulcano. Il “mio”. Assorbo la sua forza. Insieme a quella del Mare e del Vento. Nessuna paura.Semisveglia semiincosciente ripasso la serata di ieri.Ciò che accadde prima.
Alla Pomice intercettiamo l’imbarcazione del “cliente” che per pura tutela della privacy chiamerò…Mister 2: Mister compagnia aerea X + Mister casa cinematografica Y, Mister 2 è in vacanza, fianco a fianco con l’imbarcazione del suo miglior amico, Fusco appunto. Champagne, vino, musica a palla, risate liberate dell’alcool, il “Gu” si trasforma in un magico tempio, in mezzo al mare, di puro divertimento. “No grazie, bevo solo dopo il tramonto…ma non è Ramadan, lo giuro!”
Attento, Fusco più tardi mi si avvicina con calice e bottiglia: “Il sole è tramontato” Ok, faccio e brindiamo. La musica è troppo forte, e andiamo a sederci a prua, cioè lontanissimo da tutti (circa 11 metri, cm più cm meno). E non smettiamo di parlare e raccontarci e “riconoscerci” finché…é sera. Navigazione notturna fino a Lipari Marina Grande, alcolico ormeggio più “percepito” che reale.
L’indomani sera, cena in uno dei migliori ristoranti di Lipari.
Delizioso Fusco. Una serata intera a parlare ( parlare ..una parola grossa, Fusco ha lingua di “peffa” sembra Paperino!) di vela vino cibo ecoimpianti e case biodinamiche. Ingegnere semicalabro semi emiliano sommelier eccellente cuoco velista. Similes cum similibus. Il riconoscersi è immediato, e certo. Scegliamo insieme il cibo, ce lo scambiamo “Assaggia, è eccellente!”, brindiamo di continuo a tutto, ridiamo uguali delle stesse cose. Quindi, cinema: attore preferito? Sean Penn. Insieme. Risata. I 5 film che hanno superato i libri? Facileee!!! Il Padrino, morte a venezia, il gattopardo, blade runner, ….e il quinto…?????? mu scurdai!!!!!
Nooo, lo sooo, quella paracula di Rossella, “Via col Vento”!: ma come si può preferire una nullità come Ashley a quella meraviglia di uomo che è Rhett Butler / Clark Gable???? Troooopooo sctupitaaa! Risatona. Incrocio lo sguardo di mé frate, io a un capo del tavolo di dodici, lui all’altro. Disapprova…ma ormai siamo ..partiti….!!!! Frate non sentire, parliamo di lavorooooooo!!!!
E giù brindisi, estesi per pura educazione anche agli altri, facciamo brindare tutti i dodici almeno venti volte, a che cosa…loro non lo sanno..!!! Epperò levano i calici, contenti. E’ una bella serata, tavoli sotto tanti alberi, cibo delizioso vino eccellente (scelto da chi…???) atmosfera cordiale e distesa, voglia di star bene. Accanto a noi un gruppo di ragazzi e ragazze crew di chissà quale mitica imbarcazione, tutti con la stessa maglietta con su scritto: “Fuck everything. Become a pirate”.
Da “figlia” di Salgari quale sono…mi associo totalmente!
Risparmio energetico, voltaggio, 220 e 380 mia cognata candida interviene e noi durissimi e altezzosi ma che c’entra la bollettaaaa???? Fusco adesso dà proprio le spalle agli altri, noncurante.
Mi racconta di quando fece innamorare la “fidanzata” di Zeffirelli, 20 anni e 25 chili fa e mi mostra la sua foto di “tannu”, in costume naturalmente, e io confortante lo rassicuro: stai benifffffimo anche adesso, dopo una certa età la pancetta è davvero bella! E se non lo so io…. Insomma, Fusco lo appellò “vecchia bagascia” e quello/quella (non so come dire, sentite scuse della Redattrice) in risposta si innamorò perdutamente e gli regalò, dal suo prezioso atelier, i seguenti tesori: pelliccia in lapin bianco, pantalone velluto misto a ciniglia di color rossonero, camicia con colletto rigido chissaccio come non si sa però stava aggritta…etc etc. “E me li mettevo pure, ogni sera!!!” Ma …messi comeeee????
E qui giù risate da soffocare
Intanto Monsieur du Vin, in arte il sommelier del ristorante, mi parla di continuo SOLO in francese, mi fa i complimenti “Madame, Vous parlez très très bien”, ci porta uvetta stagionata spettacolare, fichi secchi, malvasia da cento euro la goccia, a noi due soli. Gli altri …patate!, roba normale….Ma a voi perché???, ci scoprono furenti
Eh, noi parliamo francese…con accento parigino poiiii!!!Hhhhuhhhiiii!
-SIETE STATI DUE MALEDUCATI, mi rimprovereranno il giorno dopo. Però lui mi ha mandato un, anzi 2 sms, stamattina manco i nove erano: “Salutami gli altri” E io, innoccccente, scrivo “Te li faluto!”-
Tornando alla serata, dopo cena, la festa di San Bartolo, patrono dell’isola.
Fuochi d’artificio molto belli, a Marina Corta, quindi passeggiata lungo il corso di Lipari. Mi prende a braccetto. Finta niente e con delicatezza capita l’occasione e mi sciolgo: non VOGLIO dare alcun segnale d’allarme, alla sua fidanzata o quello che é. Né incoraggiamenti a lui. Accamoranunpuozzooooo!!! …forse “patom”, per dirla in russo (petit cadeau per Molcin..!)
L’abbraccio di congedo comunque é lungo e forte. Come atteso, mi dico.
“A preftiffimo, mia cara..” sussurra, anzi fuffurra..
Ma può essere mai?!?!?!
Ritiro in convento di clarisse mute segregate in clausura. SUBBBITOOOO
Guglielmina Gunt

lunedì 20 agosto 2012

L'angolo delle stelle


... superato il piano della fate , i nostri eroi arrivarono all'angolo delle stelle..
Sembra l'incipit di una fiaba e invece è l'inizio di un mondano week end trascorso in una amena località siciliana.

Tutto era stato previsto ed organizzato alla perfezione, persino la presenza di un bambino (uno solo, per carità) che evrebbe dato alibi a chi si fosse comportato da irresponsabile. Giocare con un bimbo ti consente di fare e dire cose che a 50 anni nessuno ti perdonerebbe mai!

Ma qualcosa è andato storto come lo smarrimento di un cellulare (fine della fiaba), la morte di una biscia soffocata dalla lucertola che aveva appena ingoiato (orribile visione), l'odore acre di un uovo di oca fritto alle otto del mattino (e mangiato) e la tortura inferta ad un sassofonista vegetariano costretto a cuocere sulla brace 8 chili di carne bovina e suina.

Il venerdì scorre sereno fino alla sera quando il cielo stellato della notte di San Lorenzo offre il meglio di se. Miliardi di miliardi di stelle popolano la volta nera dell'universo visibile. Ma oddio ci fosse uno che ne capisca qualche cosa. Uno capace di distinguere un pianeta da una stella, una costellazione da un ragno. Una nuvola dalla via Lattea.

Ci si limita, allora, alla ricerca di stelle (!?) cadenti. Io ne vedo una sola in 4 ore di torcicollo all'insù e lo comunico agli altri con entusiasmo. Agli altri che subito mi cazzìano ".. ma no, stupido, non lo devi dire! Ora il tuo desiderio non si avvererà. MAI! Ben ti sta! Cretino" E meno male che non si avvererà. Io, con molta superficialità, avevo desiderato un viaggio in Norvegia. Ed ora non ci andrò più risparmiando ben 2.350 euro di viaggio più 500 di supplemento per la camera singola.
Prima di andare a letto una bella schitarrata anni '70 assoltamente inascoltata dai 6/7 del gruppo che aveva altro da fare.

Il sabato mattina viene trascorso on the road facendo la spola con il vicino paese per acquistare ettolitri di vino nero di paese (che non berremo) , acquistare quotidiani di sinistra (che non leggeremo), raccogliere acqua fresca e aulentissima alla vecchia fontana (che ha cambiato colore) e parlare con i vecchi del paese di cui presto prenderemo il posto sulle lunghissime panchine di cui è disseminato tutto il centro storico del piccolo borgo madonita (ossia delle Madonie cdr) . Si trova anche il tempo per dare del pane duro (ma proprio duro) a un asinello (di quindici che lei ne ha) ed a sette cavalli bradi incontrati lungo il percorso.

Sabato sera arrivano 10 o 15 ospiti che, aggiunti ai 7 residenti , trasformano l'angolo delle stelle in una allegra mangiata di carne. Quintali di carne.
Ma mentre si attende la salsiccia cucinata con odio dal cuoco vegetariano , qualcuno che conosce tutti (tranne me), si accorge che mancano due ospiti. Li chiamano al cellulare. Si sono persi. Con il buio non trovano l'ingresso del poderoso casolare.

Mi viene una idea ".. ditegli che andrò a mettere una fiaccola sul ciglio della strada". Detto fatto. Acchiappo una fiaccola alla citronella (già accesa) e corro verso il ciglio della strada a mo' di tedoforo. Ma mentre i tedofori professionisti maneggiano fiaccole di sicurezza io ho in mano una cosa che cola cera liquida bollente. E la sua luce mi oscura il cammino. Incurante del bruciore e della cecità mi affretto a raggiungere il luogo convenuto per apporre il segnale concordato. Ma, ahinoi, la macchina con i dispersi sfreccia veloce incurante della fiaccola in movimento.

Ma il tedoforo deve portare a termine il suo compito e, pur privo di un avambraccio (cotto dalla cera), deposita la fiammella lì dove aveva lui stesso deciso di porla. Finalmente i due dispersi si accorgono della fiaccola ed entrano trionfanti al casolare dove sono accolti con gioia dagli amici "..bravi ce l'avete fatta, siete in gamba, ma come avete fatto al buio?..) E nessuno si occupa del dramma che sta vivendo il tedoforo oramai menomato a vita.

La cena volge al termine e anche oggi giunge il momento di guardare le stelle. Ma la lagnusìa regna sovrana e tutti esultano alla notizia che " ... no oggi le stelle non si vedono.... troppe nuvole... c'è foschia.. ma oggi non è san lorenzo." Insomma tutto in fiducia di un anonimo bollettino meteorologico, senza alzare gli occhi al cielo e senza andare lì dietro la stalla dei buoi al riparo della luce arificiale, fino all'angolo delle stelle.

pippo vinci

tulli - tullipan

Mi sfugge il tropico mentre passo davanti al collegio dei salesiani. Ci butto dentro mio figlio, erigo il braccio per un saluto romano. Oggi non lo bacio, un pezzettino di pensiero molesto mi ha toccato e dice che è proprio figlio di suo padre. Borbotto sconcezze perché la mia bella giacca blu mi ha preso addosso una strana piega di occhio sul bavero e perché con un obolo di chiarezza capisco che la mia vita è degli altri.

Magari esagero se dico che la mia agenda di carta dipinta a mano con cateteri sbiaditi in azzurro sulla copertina e brandita come un ponte per le mie battaglie intercontinentali oggi assume la consistenza della carta crespatina dei bagni: serve a così poco che questo paragrafo non prevede altro.

Stamattina ho recuperato gli zigomi troppo sottili con una polvere color mazzarino e con una bella vampata gassosa di rabbia che a pensarci bene si è intrufolata come un rumore strozzato insospettabile che conosce bene la sua destinazione: scalfire la beata domus svagata nell’interspazio tra il sonno sazio e il dirupo giornaliero verso il quale ci si cala con resistenti fili di nylon.

Prevedo introduzioni di spiriti molesti, di zanzare alla riscossa e di sette caffè tracannati in fretta nelle prossime tre ore.

I miei colleghi sono improduttivi, ci guardiamo un poco dilaniati dalla perplessità di un giorno già vissuto e ci battibecchiamo mentalmente, con un infimo ordine di domande che ci oblungano la testa e per le quali ognuno di noi strozzerebbe volentieri gli altri. In bocca abbiamo ancora briciole di parole dette ai nostri compagni proprio ieri sera, il fatto è che vogliamo impedire alle supposizioni (di questo si trattava ieri sera, di parole di cera) di andare a vivere da un’altra parte. Forse tutti preferiamo il basso continuo lagnoso ma incantatore della ripetizione trasognata. Lascio l’ufficio dopo cinque ore con l’innocuità onirica del non mondo.

Adesso mi trovo davanti alla porta di casa. La toppa mi pare una vescicola, tutti i microbi trafficano vorticosi per farmi sentire su una mongolfiera trangugiata dal vento. Non so più tornare indietro. La serratura diventa una bocca calda salivante. Mi si infossano gli occhi, la mia pazienza ha un faccino smunto e l’alito maligno. Difatti vomito sul pianerottolo e poi svengo. Di soppiatto vedo un ultimo sorriso che è la crepa sul muro sopra e le chiavi cadendo fanno uno schianticino da charleston. Tulli-tullipan.

Se fossi più giovane potrei perfino provare della tristezza, poi giocare a infilzarla o a dissimularla o a portarla davanti allo specchio – ché dolce fluttuare d’ombre ne verrebbe – invece non faccio che accoppiarmi con me stessa. Oggi vorrei proprio scrivere come la Rosselli, lei restituirebbe al vento con congedo di diamanti le fauci mordenti del suo ventre e una tesoreria di femminezze le slaccerebbe le vene. Piuttosto che un fradiciume spaiato dalla coscienza letteraria. Piuttosto che agognare buone tutte le forme d’amore e infine magari farsi coincidere brani vita opportunamente manovrati con ogni affetto possente o abbottonato o circolare o stuprante su cui si inciampa con buona condotta di vita. E considerare buone tutte le specie di amore. L’unico indizio di gioventù che mi è rimasto è l’ombelico che sbuca dai pantaloni a vita bassa. Uno spioncino vigliacco che si rivolge al passato in tempi non adatti. Potrei provare tristezza invece considero buone tutte le forme d’amore.

Mio figlio torna da scuola. Parla da solo dentro l’ascensore, bisbiglia forte. La tromba delle scale assuefatta alle scene da pianerottolo mi rimanda in dilazione la sua voce, sono una bomba, sono una bomba. Esce folletto dalla cabina e mi restituisce il saluto romano.

Vado in cucina a friggere la cotoletta per lui, per un attimo sono tranquilla. Rimango scondita a chiedermi cos’è il coraggio e a dissanguarmi una sigaretta da ultimo paragrafo. Il mio spazio mi detesta, ci penso per bene, per secoli. Il manico della padellina decentrata intanto diventa incandescente, l’odore acre di gomma bruciata mi dispensa dal clima agheggiato di questa intercapedine, m’agguanta così la nausea e mi sbriciola in una corrente di pazienza. Difatti svengo, la padella cadendo fa uno schianticino da charleston. Tulli-tullipan.

rossella valentino

domenica 19 agosto 2012

I vestiti della festa


Quel rovinoso intreccio
di colori audaci... anche se spenti
per dei vestiti, ancora in vita,
della festa
saranno colti da un binocolo
voutamente messo al contrario
e poi fissati in questo itinerario.

Saranno anche vestiti di una festa
creati con cure più severe
ma giudici... di un indolito dilemma:
meglio finirla presto... da poeta,
o vivere una vita lunga e concreta.

La festa... però deve durar poco
per non essere segnati a ferro e fuoco

ninni picone

domenica 12 agosto 2012

La cospirazione e la sottomissione


Si scopre il tanto atteso rischio
di annientare la nostra negligenza
con il silenzio... quando si lavora.

E' stato forse il silenzio
a decretare la sottomissione?
E' stato forse il slenzio
a provocare la cospirazione?

Creiamo allora cori a più rumori
con urli, salti, balli.... anche con fiori...
armati. E preparati a non restarne fuori

ninni picone

mercoledì 8 agosto 2012

Prepararsi alle vacanze



Prepararsi alle vacanze può provocare molto stress, cose da concludere, ultimi dettagli da definire, ultimi acquisti da organizzare.... e cosa non puoi assolutamente evitare di comprare...? Certo creme protettive, l'ultimo pareo che ti piaceva tanto e che sicuramente ti starà una favola, quelle scarpe delle quali non puoi assolutamente fare a meno e che devi assolutamente avere...


Beh no, direi proprio di no.

Lo stress maggiore è indubbiamente la scelta dei libri da portare in vacanza. Inutile dire che la ricerca ha inizio inevitabilmente dalle novità, dall'ultimo premio Strega o pari, dal consiglio di un amico o dall'ultima operazione commerciale che ti propone il tormentone di "50 sfumature.." un Harmony anni 80, che ha messo in crisi decine di amiche che sperano ancora di incrociare un Christian Gray sul bagnasciuga che sconvolga loro la vita.....

Any way... Mi sono imbattuta , "navigando", in uno scrittore giapponese Haruki Marakami e nel nostro ruspante Stefano Benni... Avevo letto lo scorso inverno "la traccia dell'angelo", oltre ai suoi precedenti libri e mi aveva colpito l'approccio con gli antidepressivi...

Un Benni malinconico e irriverente verso una medicina che non cura.. Così, decido che oltre ai 2 libri dello scrittore giapponese, un immancabile Camilleri, in questa torrida estate mi faranno compagnia anche 2 libri di Stefano Benni... Ma non ho resistito!Al fascino della lettura da ombrellone e nel dolce far niente vacanziero ho ceduto alla curiosità.

Mentre tornavo a casa, approfittando della tranquillità dei mezzi pubblici di questi ultimi giorni cittadini ho letto " l'ora più bella...." pochissime pagine che mettono in moto la macchina della memoria che sonneccchia pigra nel nostro presenteche sfugge costringendoci a non soffermarci troppo sul passato..... "esiste o viaggiatore l'ora più felice della tua vita?"

Una domanda semplice , apparentemente, difficile concretamente. Ti costringe a fermarti e scavare nella memoria. Sarebbe scontato e superficiale fermarsi subito a pensare a matrimoni, nascite ecc.. un modo per non perdere troppotempo da dedicare al nostro trascorso. Non necessariamente un piccolo episodio può non appartenere ad un'ora felice. Un sorriso, un abbraccio che ti ha aperto l'anima di una persona fino ad quel momento sconosciuta, un piccolo gestoche ti cambierà la vita, che ti riempie i polmoni costringendoti a stare in apnea per paura di esplodere dalla felicita', l'inizio di una nuova fase che ti riempie di curiosità... O semplicemente una serata tra amici dove l'intimità non ha bisogno di lunghi discorsi...

Un treno preso lasciandoti alle spalle tutto, che ti carica di adrenalina e senso di libertà.Ognuno di noi ha in qualche meandro della memoria un episodio che inaspettatamente ci strappa un sorriso ebeteagli occhi del mondo.... Lo coccoliamo con tenerezza e con un po' di pudore lo nascondiamo al mondo, e a volte, anche a noi stessi.

Forse per preservarlo da qualsiasi interferenza con la vita attuale che potrebbe scalfire con la razionalità il suo fiabescoalone aureo, sfuocato, lontano....caratteristico dei ricordi.Io sto scavando nella memoria... e' un piacevole, anche se arduo cammino...

Ci vuole pazienza ma ne vale la pena.Cercando e sorridendo ti accorgi che i flashback si susseguono ed episodi accantonati sono ancora lì a farti compagniaquando vuoi.... Sotto l"ombrellone ci saranno altri libri.....Buone vacanze a tutti!

Emma

lunedì 6 agosto 2012

na matina di Austu

na matinata di Austu,
mi pari ch era,

i picciriddi d'un paisi,
di l'asia, mi pari
jucavanu e ridianu
cu ddu suli chi mittia priu
a tutti!

ma un fu accussì ammaraddiu!
u suli s'accupunò
appressu ci fu un bottu,
appresso ancora
di picciriddi
si squagghiaru

comu cira o suli...

(6 agosto 1945 - Hiroshima)

mercoledì 1 agosto 2012

Ogni uomo ha in se la sua profezia


Ringrazio Reimarus (1694-1768): in una sera senza Luna e senza luogo mi raccontò questa storia La sua Profezia fu chiara fin dalla nascita

A Jesi, sotto una tenda innalzata nella pubblica piazza affinché tutti avessero contezza dell’evento, la madre lo portò alla luce. Anno Domini 1194. Lei era Costanza d’Altavilla. Lui, Federico II , Stupor Mundi

Sensibilità irruenta, ispirazioni improvvise e irrefrenabili, intuito formidabile, originalità e irrequietezza, fascino e passionalità, forza innovatrice e ribelle, protettore delle arti e grande rinnovatore, viene incoronato Re a quattordici anni.

E’ sera. Lieve brezza di mare attraversa Porta Felice, risale per il Cassaro, si inchina scivolando sotto Porta Nuova, giunge alla terrazza di C.P.B.. Tremano le fiammelle delle torce sui muretti.Volgo lo sguardo, al suo palazzo: Lui è lì, a pochi passi da me. Dorme

Ascolto la mia voce narrare.Quaranta occhi divengono un solo paio, e scende il silenzio.Alla sua corte, luogo di incontro fra le culture greca, latina, araba ed ebraica, vigente il culto della pace, di cui il Re é garante, vive un guerriero, il più valoroso, e il più fidato: il suo miglior amico.

Questi con angoscia confida al Re - amico di amare una saracena, un’infedele

Dubbi e paure del cuore del guerriero passano nel cuore del Sovrano del Sacro Romano Impero, alimentando altrettanti dubbi e paure, ma di ordine cristiano, teologico.Il dubbio è il fondamento e l’essenza dell’intelligenza, della trasformazione orientata al progresso.Antesignano dei poliedrici geni del rinascimento, Federico ha fame di risposte, e di conferme.Con la sua perfetta conoscenza della lingua araba, l’Imperatore del Sacro Romano Impero scrive missive a tutti i sultani dell’ Islam, i nemici della cristianità.

Se mi incanta il nemico

Il tema é centrale e fondante: si tratta di Dio.Il mondo è opera della creazione di Dio ed è stato creato per consentire la maggior felicità possibile degli esseri viventi

“Rimane quindi una unica via veramente universale: la lingua e il libro della natura, le opere di Dio e le tracce della perfezione divina che in essa si mostrano chiaramente come in uno specchio a tutti gli uomini, ai dotti come agli indotti, ai barbari come ai Greci, agli Ebrei come ai cristiani, in tutti i luoghi e in tutti i tempi »

Reimarus, Apologia di coloro che adorano Dio secondo ragione

Sopra tutti, lo scambio intellettuale più intenso e stimolante con Al Kamil, sultano del Cairo. I due uomini si legano, oltre e attraverso il proprio Dio. Per ordine di un irritatissimo e avido Papa Innocenzo III, Federico parte per le Crociate.Al Cairo, guerrieri cristiani e musulmani in pace circondano protettivi i loro Re, quindi li conducono nel deserto.

Così tante stelle, così blu il cielo d’Africa, al di sopra della tenda dove, per tre giorni e tre notti, isolati da tutto, i due sovrani parlano di Dio.

“ E … nient’altro ..?!?!”, cinica e doppiosensista Rossella

Mi assento di nuovo.Dentro il sarcofago, il fianco accanto a quello di Federico, una donna.Si ignora il suo nome: una delle tante mogli, forse Jolanda di Brienne madre dell’erede al trono Enrico VII, o l’ultima che amò, o la più amata….Dormono fianco a fianco: di più non é dato di sapere.Buonanotte, che la notte vi sia dolce

Insieme

Oscuria

antologia di oscuria