venerdì 8 giugno 2012

l'enigma del Tatanka

Serate intere trascorse fra amici a commentare, ciascuno a dare la propria chiave di lettura, o a domandare lumi ad altri, fra le grida irate di chi non l'ha visto ancora, qui si vuole raccontare de: THIS MUST BE THE PLACE, di Paolo Sorrentino, interpretato da Sean Penn.
Meglio, costruito intorno a Sean Penn, senza il quale -precisa il regista- il film non si sarebbe potuto fare
Incipit spettacolare su paesaggi very British, rasserenanti, quindi stacco a contrasto sull' uomo: parrucca nera ed enorme ad opprimere la testa, il viso viene truccato mascherato pesantemente, epperò con minuziosa precisione, come da dita di donna.
Spiccatamente, fastidiosamente quasi, evidente la componente femminile del protagonista Cheyenne: dalla competenza per una lunga tenuta del rossetto, lezione impartita in ascensore a giovani stupefatte, al modo "femminile" di fare l'amore con la moglie che, per l'appunto, di mestiere fa il vigile del fuoco (professione tipicamente maschile).
La musica -splendida (David Byrne e i Talking Heads, i Pieces of Shit) non fa da sottofondo, piuttosto "si lega" strettamente, aderendo quasi allo svolgersi dell'intreccio, é esemplificatrice sottolineatura dell'azione, filo narrante.
Magistrale, primissima fra prime, la macchina scenografica anni sessanta e il brano di David Byrne. Illuminante il dialogo Cheyenne/Byrne sul rock, il possente impatto, a volte persino distruttivo, sulle giovani generazioni.
Il canovaccio é il viaggio "on the road", più Auster che Kerouac, alla ricerca -con relativa vendetta- dell'aguzzino del padre nel campo di concentramento.
Solo un riferimento en passant al glorioso passato remoto di famosa rockstar -"E' Mick Jagger che ha suonato con me"-, appena un lieve accenno al passato recente -"Che hai fatto negli ultimi vent'anni? "Eroina"- per giungere al presente, il viaggio alla ricerca dell'ufficiale nazista per lavare l'onta paterna.
Attraverso un' America tanto bella quanto semideserta, all'obiettivo iniziale si sovrappone e si mescola, in un unicum, il valore del percorso interiore, il viaggio all'interno del "sé", la ricerca di un "io" perduto, da ritrovare e riscattare anch'esso, a cui fanno da puntini di interpunzione, modificandolo e arricchendolo, i perfetti cammei di deuteragonisti e personaggi dalle apparizioni brevi, ma intense ed esplicative.
Simbolico, a volte addirittura criptico, il film ha anche il merito di avere radunato un simposio di rinomati psichiatri miranti alla decodifica! dei misteriosi significati : dal disabile in nave, al pellerossa autostoppista, silente nel suo abito formale giacca cravatta -figli di un Dio minore?-, al trolley (il fardello del passato?) che il protagonista porta sempre con sé e di cui -addirittura!- incontra l'inventore. E molti altri ancora.
Abbandonerà il trolley strada facendo. E fin qui, il senso é di facile interpretazione
La ricerca del vecchio nazista si conclude con successo. Durante l'incontro, il bellissimo monologo confessione di questo.
La magnificenza dell'odio e la fascinazione che risiede nella centralità della persecuzione: le lettere che riceve dal padre "torturato", le forze, la linfa vitale che lo hanno tenuto in vita
Inutile l'arma, Cheyenne costringe l'aguzzino ad uscire, nudo, nel paesaggio di montagne innevate
L'umiliazione dell' uno, il Male. Il riscatto dell'altro, il Bene
Il ritorno a casa vede Cheyenne privo di trucco e parrucca, i capelli corti e ben pettinati, mani infilate nelle tasche e aria serena, camminare verso la casa del ragazzo appassionato di rock sparito misteriosamente.
La madre, che Cheyenne va a trovare ogni giorno, oggi é alla finestra e gli sorride, mentre il brano finale canta: "My face, your face. My face...is ..yours"
Ops, dimenticavo il "tatanka", parola pellerossa per dire "bisonte"
Localizzata la baita precedente residenza del vecchio nazista, deserta, Cheyenne vi trascorre la notte. Uno sbuffo appanna il vetro: appare la testa di un enorme bisonte
I due si guardano, a lungo
Ipotesi descrittive/decrittanti, le più varie, ed aperte: un tempo alimento e risorsa fondamentale dei pellerossa, come questi figlio di un Dio minore, specie semiannientata e in via di estinzione -come il nostro protagonista, d'altronde- indole immobile ma selvatica e dunque visibile a pochi- primi -privilegiati; oppure, proposta interpretativa più difficile ma ben più suggestiva: il senso del dentro e del fuori, lo scambio continuo, chi sta dove chi sta dove ....Ma ve ne possono anche essere altre...
Oscuria

1 commento:

Anonimo ha detto...

è un film dalle tante interpretazioni io in questo momento ne trovo una molto semplice...è un film...ROCK!
............quanto a TATANKA
questa è la MIA:

"indole immobile ma selvatica e dunque visibile a pochi- primi -privilegiati;"


Brava Oscuria