giovedì 29 novembre 2012

2002: la prima volta a Cuba (12)


festa in campagna a Cuba
Venerdì 11 gennaio 2002 – dodicesimo giorno

  La culona con la radio

           Oggi si va al mare. Così alle 8 e 10 Pippo si alza e, come sempre, da’ la sveglia. Pippo nei viaggi che fa deve sempre fare da sveglia. Perché i compagni che si sceglie sono tutti dormiglioni. E poi si lamentano pure. Alle 9 e 30 passa Russel, il nostro autista-guida. Ha una BMW vecchia e argentata. Ci porta alla Playa dell’Oeste
          Imbocchiamo quindi la autopista per Varadero. Ci accorgiamo che questa autopista è nuova e priva di buche. E capiamo perché. E’ la autostrada più battuta dai turisti coglioni che così pensano che tutta Cuba abbia strade così. Ma noi sappiamo che non è vero.
         Russel ha paura della polizia e così ci insegna la parte che dobbiamo recitare in caso di malaugurato incontro. Noi tutti saremmo amici di lunga data. Infatti, ci dice che qui  è vietato fare da taxi se non si è tacsisti. Noi gli diciamo che in tutto il mondo è così e lui dice che non è vero e che li è così perché c’è il regime. Io penso che il signor Castro dovrebbe fare uscire un po’ di cubani per fargli capire come stanno le cose veramente.
          Las playas dell’oeste sono a pochi chilometri dall’Habana ed hanno vari nomi. Noi andremo a S. Maria del Mar che è la più famosa e la più bella. 
            Russel in effetti ci porta in un posto di merda tipo bagni Virzì38 anni ottanta. Ma cosa crede che siamo minchie? Lo cazziamo per bene e scegliamo noi la spiaggia.
Si chiama Obisco (più o meno). E’ un posto magico! Sabbia e mare limpidi, palme dappertutto e pochissima gente.
       Ma perché la bestia ci ha portato in quel posto maledetto e cacato? Forse ci voleva derubare. Non lo scopriremo mai. Intanto , però, ha le corna calate ed ha capito che noi non ci facciamo imbrogliare in questo modo. Magari in un altro modo si, ma così, no!
      Russel comunque resta con noi e mi chiede se io e Nadia siamo fidanzati. Qui a Cuba sono tutti fissati. Si avvicina un poliziotto e parla con Russel. Russel ci riferisce che il poliziotto lo ha nominato nostro protettore. Ma a lui che minchia gliene fotte?
      Accanto a noi una culona (Sonia) con la radio a tutto volume. Ci chiede se ci piace quella musica. Nadia risponde che la musica ci piace, ma il volume è troppo alto. Ma ormai il ghiaccio è rotto e la culona ci racconta la sua vita. Dice di essere cubana , e di avere sposato un messicano. Russel dice che è una troia. Russel è fissato.

       Torniamo in città. Ma prima di andare a casa decidiamo di passare dal mercato   a comprare la frutta. Al solito suo Russel ci porta nel più lurido quartiere dell’Habana. Pieno di mosche , detriti e desolazione. Poi in un mercato fetente. Mi chiedo se non esista, all’Habana, un posto umano dove comprare un po’ di frutta di cui i Caraibi sono ricchi. Per caso ne incontriamo uno. Ci fermiamo. E’ un fruttivendolo splendido: variopinto, pulito ed economico. Ma Russel chi è?
       Perché vuole fornirci una visione deprimente di Cuba? Che sia un anticastrista? O è solo un cretino? Per noi è solo un cretino.

      Tornando a casa passiamo dal museo de la Revolution.  
Ma è tardi e così rinviamo la visita. Ci limitiamo a vedere dall’esterno il Granma ossia il battello con il quale Fidel è sbarcato a Cuba per dare inizio alla stagione rivoluzionaria.
       Quella prima missione fu un disastro, ma comunque diede il via alla rivoluzione.
La sera decidiamo di andare in discoteca. Ci accompagna la cameriera di Mercedes. Il posto si chiama “1860”. E’ sul mare ed è bellissimo. 

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