lunedì 27 gennaio 2014

Sotto la doccia



Ringrazio S., per la "supervisione"

Lavarsi. Sapone. Spugna. Shampoo. Acqua.
Sono una bottiglia vuota. L’acqua scorre su di me, entra dalla testa e mi ricolma di liquido caldo, profumato, accogliente
E’ il paradosso di uno scherzo cominciato da bambina, quando lottavo contro la meraviglia dell'orribile necessità: la pulizia.
E invece….

Sommo chilometri di grovigli di sensazioni spontanee, corro con la libera memoria indietro nei…secoli,  richiamo emozioni ai circuiti di vene e  arterie, a tutto l'apparato che infonde vita al mio corpo.
Stream of consciousness…..   come vento d'alta quota che domina l'atmosfera.
Le volute del pensiero, non sottoposto alla censura della mente ma lasciato libero di girare dove gli piace, di scorrere, rievoca ricordi vivi , veri, danzanti. 
In  profondo riflette il mio cuore aperto, e celebra la bellezza della mia fisicità

Il mio corpo attinge alla gestualità di pulizia quotidiana, finendo per evocare le emozioni che -boato silenzioso- si ripercuotono sulla sfera fisica, di nuovo dunque sul corpo
Sono Natura sono erba sono vento sono sole sono mare: un unicum.
Unione e dipendenza, la relazione tra il mio corpo e la mia mente, un rapporto infinito, costante e dinamico tra me e ciò che è, tra me e gli "altri". 

Tipi. Colori
Tipo rosso ha gli occhi uguali ai miei è intelligente colto brillante professionista -ha realizzato importanti progetti telematici per il comune di..., - great sense of humour, ottimo cuoco e sommelier: peccato, sì peccato davvero,  che la sua lingua, oh povero caro!,sia rimasta intrappolata nella fessura del finestrino della mia auto:"Non volevo che te ne andassi..." si scusa..
E se avessi ingranato la marcia, mi chiedo...
Può strapparsi la lingua così???

Tipo blu, grande sportivo nuota corre affolla il mio muretto, la sua bici insegue la mia, " sei svanita come l'estate!"
Tipo viola: bon ton, elegante, sensuale, mi attira nel suo antro, l'ardito!, uno splendido rustico di Damiani Almejda tra boschi fatati...Ma che pensa lo sfrontato, mi ha presa per Cappuccetto Rosso???
Le mie dita scivolano....mi sfrego forte lo shampoo tra i capelli. Cantatina, piano piano, giusto piccola lenta e gentile, un sussurro musicato.  "The moment I wake up, before I put on my make up..."
Massaggio al collo, scivoloso di sapone, quindi la  mano scende ad accarezzare il pancino rotondo.

La mia mente si accende di piccoli impercettibili lampi, luci che emergono dalle tenebre dell'inconscio; luminosità multiple generano il pensiero, il lampo.
Non la frenesia del mondo, che non sa la sua origine né la direzione, il mio Ritmo sono io a sceglierlo.

Sono  farfalla  posata  sopra  il  falco che  tiene  nel  becco  i   pesi  dell'orologio

Le bollicine percorrono distrattamente il mio corpo, scivolando veloci verso terra: la sensazione di benessere consiste nella gioia di sapere che scoppiano tutte sopra e vicino ai miei piedi
Provo delle sottili scosse che risalgono lungo la schiena....piacere...S. mi pensa

Naturalmente vi sono tempi in cui, per manifestare l'ipocrisia imperante, occorre fare affermazioni iperboliche così da poter suscitare una reazione.
Per questo alcuni, ma solo alcuni, sono stati tacciati di Stregoneria.
Ma come ben sapete, la Verità non è per tutti...

Guglielmina Gunt

venerdì 17 gennaio 2014

Parodos

(l'altra faccia della notte dei miti viventi)

La parola cambia, di bocca in bocca, l’emozione cambia, di cuore in cuore, la percezione cambia, di pelle in pelle
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“I greci “parodoi”erano passaggi all’aperto, che permettevano l’esibizione
La parodos occidentale conduceva al mare o in campagna, comunque in un luogo diverso da quello urbano. In tal modo, a seconda di dove si dirigessero i personaggi, si poteva presumere dove essi stessero andando o da dove provenissero.
Più tardi, nel teatro latino, le parodoi  funsero da ingresso per gli spettatori privilegiati, che occupavano posti d'onore”.Wikipedia
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E’ mattina
L‘aria limpidissima e fredda punzecchia la pelle penetrando nell’auto da feritoie e anditi invisibili: rarefatta ed eccitante, profuma di alta montagna, di neve. Azzurro accecante, il cielo terso è interrotto solo da strisce di incerta misteriosa provenienza.
La stradella forestale si inerpica tra boschi e villette sperdute, arranca su su per i monti fino a giungere ai 700 metri del casolare: svoltata l’ultima curva d’improvviso ci appare, quadrato regolare ritagliato nel ventre della montagna. Ma con grande amore, e solo per grande amore.
Erano gli anni’50
Era, ed è, il sogno di un Uomo.
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All’interno del caseggiato in pietra a faccia vista il grande camino scoppietta, greve di enormi ceppi, profumato da bucce di arance e clementini, appetitoso da salsicce paesane bruciacchiate ad arrostire.
Attività princeps della compagnia dei sette è il superamento orgoglioso e continuo delle altrui arti culinarie.
Agli arrosti si sommano minestroni di verdure davvero biologiche –in paese si ignorano fertilizzanti & co.- lasagne e minestre di ceci neri e  patate al cartoccio e gelatine di arancia ripiene di fragole e banane, torte allo yogurt, finocchietti al gratin e così via.
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Il banchetto pantagruelico non conosce sosta, eccezion fatta per il tempo dei rifornimenti nei ridenti paesi limitrofi: attraverso la valle e risalendo le verdi colline brumose e velate di nebbia fitta fitta, agli irti colli inerpicandosi sale…, dominate dal complesso innevatissimo di Piano Tenzone, i sette esplorano  il paesino di Finello, e il paesino di Pratteri e le sue pipitouches deserte, e quello  di Chateu Bon (gemellato con il suo pari oltralpi):  una chiacchiera con gli indigeni, annoso tema l’annata dell’olio, uno sguardo agli immancabili vecchietti nerovestiti seduti a giocare a scopa/briscola, un “salutare” caffè all’immancabile “Bar dello Sport” di piazza, regali di capodanneschi gioielli  beneauguranti alle signore.
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La compagnia riprende la via di casa, e tra una curva e un tornante le 2 auto giocano a nascondino.
Quattro cavalli bianchi sono gli unici a mostrarsi, ignorando altezzosamente impavidi la pioggia battente e finissima.
Di asini e mucche non c’è traccia. 
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La nebbia si ispessisce allorché la compagnia dei sette, oltre ad un outsider occasionale ebreo-nazista, ardita tenta di raggiungere l’ Emporio degli amici: apparentemente vicinissimo solo poche ore prima, adesso sembra distare anni “nebbia”. Il viaggio si rivela estenuante e parecchio annervante, lacrimano gli occhi dei passeggeri spremuti sulla strada invisibile, a nulla possono i fari antinebbia…saremo dunque finiti per sbaglio a Bellinzona?!?!?
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Visibile, giusto per un baleno, la coda foltissima di una donnola in fuga. Sarà vera, o allucinazione?
Raggiunta infine la meta agognata, il sangue supera l’acqua,  ogni preoccupazione e fatica è subito obliata dal calore del grande camino angolare, e dai pronti calici di vino corroborante.
La compagnia dei sette abbandona ogni consapevolezza, dimentica persino del proprio nome